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04 Dicembre 2015 - 10:17
Doping
"L'atletica italiana è viva più che mai e vogliamo mantenerla pulita, onesta e sana". All'indomani della maxi-richiesta della procura antidoping Nado-Italia - due anni di squalifica nei confronti di 26 atleti per 'eluso controllo' - il presidente della Fidal, Alfio Giomi, prova a reagire e a fare chiarezza su una vicenda "assolutamente fuori luogo e inaccettabile" che ha scosso l'intero movimento a circa 8 mesi dalle Olimpiadi di Rio. "Nessuno è stato trovato positivo! Di cosa parliamo?" attacca Giomi, allontanando con forza l'ombra del doping sull'atletica azzurra. "Qui c'è un tema di procedure che non sono state rispettate sotto il profilo formale - spiega anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò -. E' sbagliato quindi parlare di doping perché non è un caso come quello che c'è in Russia".
In Italia, infatti, "questo gruppo di atleti non ha compilato correttamente i moduli allora cartacei da inviare via fax a una delle tre commissioni che compongono il mondo dell'antidoping, non c'è stato un missing nell'effettuare il controllo - specifica Malagò -. Sono solo loro che, nella formalizzazione della reperibilità, non hanno compilato le cose per bene. Ma questi ragazzi non hanno barato, è solo un fatto di procedure di comunicazione della presenza. E l'attuale Federatletica non solo è estranea, per certi versi è vittima".
Ma non per questo disposta a restare inerme dopo la richiesta shock della procura. "C'è stata negligenza e superficialità, ma il doping è ben altra cosa. Ho fiducia che la giustizia farà il suo corso, ma comunque la Fidal difenderà lo stesso gli atleti perché sono loro le vittime di tutto questo. Il nostro movimento è sano, senza doping, e con un'etica da cui altri dovrebbero imparare" sottolinea Giomi, prima di confessare di portarsi dietro "il dramma e la rabbia di molti atleti che tra ieri e oggi mi hanno detto 'noi smettiamo, chiudiamo qui'. Ma noi della Fidal siamo sereni, su questi ragazzi io ci metto la faccia".
Ecco perché uno di loro, il triplista Fabrizio Donato, lo ha voluto al suo fianco nella conferenza stampa tenuta nella sede federale: "E io mi sento offeso per lui. Dicono che ha eluso i controlli, ma in 15 anni di carriera quando mai? Probabilmente a gennaio ci sarà il processo, noi continuiamo a programmare il nostro lavoro in vista di Rio con tutti quegli atleti dentro, perché non ci sfiora nemmeno l'idea che possano essere condannati".
"Mai mi sarei immaginato nella vita di venire travolto da un ciclone del genere - le parole di Donato, bronzo ai Giochi di Londra -. Dicono che ho eluso i controlli...mi viene da ridere... Sono dieci anni che faccio il tragitto da casa al campo di allenamento e ritorno, non capisco come avrei potuto.
Sono abbastanza triste e sconfortato ma ancora confido nella giustizia sportiva. Chiedo però che vengano abbassati i toni perché non ci meritiamo tutto questo, vogliamo un po' di rispetto".
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