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Pittella punta alla segreteria del PD: "Io candidato europeista"

Pittella punta alla segreteria del PD: "Io candidato europeista"

Gianni Pittella

"Credo che tra Renzi, il 'nuovo per il nuovo', Cuperlo, che rappresenta un po' il passato, e Civati, che scimmiotta i grillini, ci sia bisogna di una candidatura sobria, riformista, di anima socialista e europeista. Ecco perché mi candido alla segreteria del Pd, sperando di andare alle primarie". Si è presentato così Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento Europeo, che ieri a Torino ha dato il via alla sua campagna elettorale. "Ho deciso di lavorare per la mia candidatura il giorno in cui il partito ha perso le elezioni - ha aggiunto - ho subito pensato che il Pd doveva rivedere la sua natura". Più Europa "perché da soli non si va da nessuna parte, né il Paese né il Pd", più coesione del Paese "perché il divario in aumento tra Nord e Sud fa male ad entrambi" e battaglia per un Pd federale "perché bisogna ripartire dai territori e cancellare l'attuale legge liberticida che ha disabituato anche i nostri deputati a parlare con la gente". E' in estrema sintesi il programma politico con cui Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento Europeo, punta alla Segreteria nazionale del Pd. "Mi auguro che questa fase precongressuale, e poi quella del congresso vero e proprio, gettino le basi e i contenuti del Pd futuro - ha detto Pittella oggi a Torino - altrimenti la gente non ci seguirà più". Tra questi contenuti, Pittella mette al primo posto la costituzione degli Stati Uniti d'Europa "non una sommatoria dei 28 governi con la Merkel in prima fila, ma un'Europa che si occupi di politica e che riveda subito la legge sul patto di stabilità, che è stupida e sta legando le mani al premier Letta. Una legge basata sull'austerity che la gente giustamente non capisce più e che, non dimentichiamoci, l'ha avvallata Berlusconi!". "Lavorerò comunque a questo programma politico, comunque vada, dal primo giorno dopo il congresso. E comunque dopo le primarie - ha concluso - io vedrei bene le 'doparie' in cui ognuno sia chiamato a dar conto di quanto ha detto e fatto".
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