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05 Luglio 2025 - 00:43
C’è chi è arrivato con la tovaglia sotto braccio, chi con il cesto del pane, chi con una torta fatta in casa e chi con la chitarra appesa alla spalla. Ivrea ha risposto con entusiasmo all’invito lanciato da SBAM – Comunità in fermento e si è seduta a tavola. In strada, all’aperto, tra le luci soffuse della sera e il rumore gentile delle stoviglie condivise. E queste foto raccontano molto più di quanto possano fare mille parole.
“Mangiuma ansema”, la cena di vicinato che ha animato via Arduino, piazza Gioberti e via Guarnotta, è stato un piccolo miracolo di semplicità e partecipazione. Oltre 250 persone, tavoli affiancati come nei grandi pranzi di paese, decorazioni improvvisate, sorrisi larghi e bicchieri alzati al cielo. Ma soprattutto: la voglia evidente, palpabile, di riscoprirsi parte di una comunità.
Ogni scatto cattura un dettaglio: la bambina che sistema i fiori sul tavolo, il gruppo di amici che brinda in piedi, la signora che serve una porzione di pasta a un vicino mai incontrato prima. E poi i musicisti, i giochi, le luci calde sospese sopra le teste. Una coreografia spontanea, costruita dal basso, senza copione.
Non c’erano autorità in prima fila, né palchi né microfoni. Solo persone. Famiglie, giovani, anziani, commercianti, artisti. Ognuno con la propria storia, il proprio piatto, la propria voglia di esserci. E in quella mescolanza di accenti, gusti, colori, Ivrea ha ritrovato se stessa.
A fine serata, mentre i tavoli si svuotavano e le ultime note si spegnevano tra le vie del centro, l’atmosfera era ancora carica di un’energia rara. La sensazione di aver partecipato a qualcosa di vero. Un momento di comunità autentica, nato senza clamori e cresciuto in fretta, come crescono le idee quando trovano terreno fertile.
Ora che la piazza, le strade, via Arduino, piazza Maretta sono tornate silenziose, restano queste immagini a testimoniare quanto può essere potente un gesto semplice: sedersi a tavola, mangiare insieme, condividere.
Restano gli sguardi, i dettagli, i gesti. E forse, chissà, l’inizio di una tradizione nuova.
LA VOCE DEL CANAVESE
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