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Serve davvero più Carcere?

Ivrea incontra don Ettore Cannavera

don Ettore Cannavera

don Ettore Cannavera

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Serve davvero più Carcere?

Noi crediamo che non serva più carcere, ma serva più educazione, formazione, lavoro.

Accogliamo con gioia, speranza e interesse don Ettore Cannavera fondatore della Comunità La Collina www.comunitalacollina.org

Il nostro sistema penale è sostanzialmente fallimentare: a fronte di un alto costo economico non produce il risultato atteso, cioè una comunità più sicura e più coesa.

I risultati sono noti e consolidati da tempo: una recidiva attorno al 70% e condizioni di vita per i detenuti e anche per chi vi lavora, fra i più nocivi come segnalato da diversi indicatori di malessere anche fra il personale.

In questa condizione, la richiesta di “più carcere” o di “certezza della pena senza sconti” appare desolatamente ignorante la realtà e non consapevole della forza costruttiva che possiedono i processi educativi purtroppo così poco presenti in carcere.  

Eppure esistono esperienze che, traendo ispirazione dalla saggezza e dalla utilità della Costituzione, o da valori evangelici e religiosi, forniscono alle persone private dalla libertà forti occasioni di scoprire un modo di vita nuovo, e attraverso il lavoro e la condivisione aiutano le persone condannate a conquistare consapevolezza di sé e capacità di stare con gli altri nel rispetto reciproco e delle leggi.

Una di queste è la Comunità La Collina Cooperativa Sociale Onlus di Serdiana (Sud Sardegna)

Fondata oltre venti anni fa e tuttora animata da don Ettore Cannavera, ha accolto centinaia di giovani in volontaria limitazione della libertà personale occupati in lavoro e condivisione in alternativa alle vuote giornate del carcere a cui erano condannati.   

Nel carcere la persona non perde solo la libertà, ma molto di più.

Vive assistito, perché è costretto a dipendere dagli altri per ogni cosa: mangiare, governarsi, vivere. Gli è impedito di mettere a frutto le proprie potenzialità, non può rendersi utile né a sé né agli altri. Non può avere un lavoro che gli permetta di progettarsi una vita.

Il carcere così come lo conosciamo noi riesce nel paradosso di trasformare il colpevole in vittima allontanando anche la necessaria revisione critica dei propri errori.

Incontreremo don Ernesto in tre momenti:

Venerdì 10 novembre

  • ore   9,00 -11,30 Auditorium Liceo Gramsci con studenti                                
  • ore 15,00 in Sala Consiglio con i membri del Gruppo Operativo Locale, operatori sociali, imprenditori, amministratori
  • ore, 20,45 in Sala Santa Marta incontro pubblico

Redazioni de “L’alba” e de “La Fenice” giornali delle persone detenute nel carcere di Ivrea, Associazione Volontari penitenziari “Tino Beiletti”, Associazione Culturale Rosse Torri, Associazione Fraternità di Lessolo, Associazione Santa Croce Odv, Comunità di Sant’Egidio, Officine Terzo Settore, il Garante Comunale dei diritti delle persone private della libertà personale. Con il patrocinio della Città di Ivrea      

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