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CORONAVIRUS. Così l'Italia si è svegliata "zona protetta"

CORONAVIRUS IN ITALIA  -  Fino ad un mese fa erano scene che si vedevano in televisione e mettevano angoscia. A scacciarla solo il pensiero che arrivavano da lontano, da Wuhan, l'epicentro dell'infezione da Coronavirus. Ora le strade vuote, i negozi chiusi ed il silenzio spettrale sono qui e riguardano tutta l'Italia, "zona protetta", come definita dall'ultimo decreto firmato dal presidente del Consiglio. Dopo la sbornia degli accaparramenti notturni ai supermercati, gli italiani si sono così svegliati col frigorifero pieno ma con una libertà di movimento limitata. Ed hanno dovuto fare i conti con il cambiamento forzato delle abitudini quotidiane: dalla spesa alla posta, dal pranzo fuori alla passeggiata. La sera poi, con la serrata alle 18 di bar e ristoranti, i centri italiani diventano come quella sconosciuta città cinese colpita da uno strano virus: deserti. Il passaggio non è stato nè facile nè indolore per un popolo poco abituato a stare in casa ed a rispettare distanze e divieti. Ma la quotidiana conta di contagiati e vittime ha fatto scattare la consapevolezza che "il rischio riguarda anche me". Ed ecco che nel primo giorno delle nuove regole dettate dal dpcm che ha esteso all'intero territorio nazionale le restrizioni che erano state in un primo momento introdotte per la Lombardia e per 14 province del Nord, gli italiani hanno drasticamente tagliato le uscite di casa, oppure si sono messi guanti e mascherina ed hanno disciplinatamente atteso il proprio turno per entrare al bar, in banca o al supermarket, sforzandosi di mantenere il metro di distanza prescritto dalla norma. In tanti però, disorientati dall'escalation di notizie - vere e fake - hanno chiesto lumi al 112: "posso uscire per fare la spesa?". Non sono mancate ovviamente le trasgressioni sanzionate dalle forze di polizia: da chi insiste a tenere aperta la palestra, ai titolari di sale slot, bar e locali affollati nonostante il divieto di assembramenti, fino a quelli 'pizzicati' a spostarsi fuori al proprio comune di residenza senza una valida motivazione. Le misure hanno così determinato una vera e propria trasformazione delle città, che ora sembrano vivere giorni agostani: poche auto per strada, mezzi pubblici semivuoti, negozi chiusi. E la nuova figura del 'buttadentro' nei supermercati, negli uffici postali, nelle banche: colui che fa entrare i clienti uno alla volta, quando un altro è uscito. Gli italiani hanno poi cominciato a mantenere davvero le distanze, a volte scusandosi per non potersi avvicinare ad un interlocutore; il Covid-19 influenza così anche il galateo. Da Bari a Venezia, da Torino a Matera, da Aosta a Bologna, da Napoli a Roma, lo scenario è simile. Niente turisti in giro, chiudono attrazioni e monumenti: il Colosseo e la Fontana di Trevi, il Caffè Florian a Venezia, storici negozi e catene di moda. La parola d'ordine è evitare gli assembramenti. Regola che vale anche per i centri minori, dove le istruzioni alla cittadinanza sui nuovi comportamenti da adottare sono state spesso divulgate da auto della polizia municipale con altoparlanti. Se di giorno si può apprezzare il nuovo volto delle città, con traffico ed inquinamento ridotti, al calar della sera arriva l'effetto-Wuhan: i lampioni illuminano marciapiedi deserti e serrande abbassate. Chiusi ristoranti e locali. E' il coprifuoco. Si sta a casa, dando sfogo alle scorte alimentari accumulate come in tempi di guerra. Aspettando un nuovo giorno e, forse, nuove restrizioni
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