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Turismo
20 Luglio 2024 - 15:54
Se ne stava lì moribondo, utilizzato raramente e solo d’estate. Un pezzo di storia decantato da Giosuè Carducci (“le rosse torri”), guardato dal basso in alto anche dai cittadini, in una città votata all’industria e in tutt’altre faccende affaccendata.
Dopo anni di abbandono, il castello del Conte Verde diventa per la prima volta nella sua storia un luogo per turisti, con tanto di biglietti da staccare per andarlo a visitare, un’attrazione cittadina, insieme agli edifici dell’UNESCO, all’Anfiteatro Romano, al centro storico e, poco più in là, al Parco dei 5 Laghi raggiungibile con bus navetta, avanti e indietro tutto il giorno… Ivrea città da visitare, da vivere, da raccontare, da girare, da guardare e da amare coma la amano i suoi abitanti.
L’Amministrazione comunale ce l’ha fatta ed erano in pochi a crederci, quel giorno, correva il dicembre del 2017, quando l’allora sindaco Carlo Della Pepa annunciò in “pompa magna” che la proprietà del Castello era stata trasferita dal Demanio al Comune con l’iter del federalismo culturale. Qualcuno pensò che si fosse ammattito, che avesse perso ogni ragione.
“Fermatelo!” dissero in tanti tra le file dell’Opposizione e lì sedeva anche l’attuale assessore Francesco Comotto. Beh, ironia della sorte, è stato proprio Comotto in questi mesi a chiudere il cerchio, rivalutando quel sindaco a cui le aveva fatte girare come ad un ventilatore.
Antipatico fin che volete, ma Della Pepa se non altro uno sguardo al futuro ce l’aveva messo, con il castello e anche candidando la città a patrimonio Unesco. Insomma, s’era fatto un viaggio nel futuro ed era tornato indietro, lui con una visione, gli altri no...
Non fece in tempo ad annunciare il “passaggio di proprietà” che dalle mura si staccarono (pensa te che sfiga...) alcune tegole. Solo per puro caso non caddero in testa ai passanti.
Da qui in avanti un problema dietro l’altro e, per farla in breve, il castello venne chiuso fino a sabato scorso. Ad un primo progetto di recupero, utilizzo e conservazione a scopo museale, con la passata Amministrazione guidata da Stefano Sertoli e con l’assessore Michele Cafarelli, ne seguì un secondo dell’architetto Ezio Ravera. Quel che mancavano erano i soldi e ce ne sarebbero voluti almeno 825 mila. Troppi per le casse di una città che spende tutto in festival letterari, teatro e arance…
Il primo intervento, risalente all’estate del 2020, costato 260 mila euro, servì per eliminare quelle orrende onduline blu che transennavano l’ingresso, sostituite con una cancellata in ferro battuto e una pavimentazione. Troppo poco!
L’occasione è arrivata con i 660 mila euro messi a disposizione dal Ministero della Cultura, pochi mesi più tardi. Ad eseguire il tutto, l’impresa Sado di Pomigliano d’Arco (Napoli) che ha reso fruibile la corte interna attraverso la realizzazione di una nuova pavimentazione e la messa in sicurezza delle facciate.
Si è anche realizzata una scala interna la cui struttura rimanda a quella delle torri mobili che venivano accostate alle fortificazioni durante gli assedi, che permette l’accesso ai camminamenti di ronda per un inedito punto di vista sulla città e sul paesaggio circostante.
Infine, si è pensato all’illuminazione resa più efficiente e completa con nuovi apparecchi illuminanti a LED.
Non è ancora finita qui, considerando che, grazie ai fondi Pnrr e per un importo complessivo di 1 milione 485 mila euro, sono in corso i lavori per la risistemazione dell’area del parcheggio Foscale e per la sistemazione qui di una scala in legno che condurrà direttamente al centro storico.
Tant’è. Oggi, come disse Rossella (O’Hara), è un altro giorno ed è un giorno di festa. A fare gli onori di casa nel primo giorno di apertura il sindaco Matteo Chiantore non ha lasciato nulla al caso, riuscendo a trasformare un semplice taglio del nastro in una vera e propria rappresentazione teatrale con protagonisti i giovani “perché sono loro il nostro futuro”.
Taglio del nastro. Sotto il sindaco è con il vicesindaco dei ragazzi Burzi
Ha passato il microfono (“Non fare come certi politici che poi non lo mollano più”) al vicesindaco dei ragazzi Edoardo Burzio, di sottofondo, a piedi nudi e con il violino tra le braccia, l’eccezionale musica di Matteo dell’orchestra Suzuki, appena 7 anni e mezzo. Al taglio del nastro la giovane campionessa regionale di atletica Alessia Dava e l'ex vicesindaca Eisabetta Piccoli. All’interno musiche dj set di Pietro e Francesco.
Presenti all’evento l’assessore regionale Andrea Tronzano, il consigliere delegato di Città Metropolitana Sonia Cambursano.
VISITE GUIDATE
Le visite guidate saranno organizzate in collaborazione con l'impresa culturale Kalatà fino al mese di ottobre, e a testimonianza del desiderio degli eporediesi di tornare a vivere questo luogo rappresentativo di Ivrea, quelle previste per la giornata inaugurale sono andate esaurite in pochissime ore.
A questo proposito, per agevolare i cittadini di Ivrea, saranno programmate altre 3 mattinate infrasettimanali di apertura gratuita nei mesi di Agosto, Settembre ed Ottobre.
Nei prossimi mesi, le visite saranno gestite secondo un preciso calendario e orari di apertura, che prevedono l'accesso:
Il costo dei biglietti sarà:
Tutte le prenotazioni si possono effettuare accedendo al sito https://kalata.it.
La costruzione iniziò nel 1358 per volere di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde con incarico affidato all'architetto Ambrogio Cognon e si concluse tra il 1393 e 1395impegnando una grande quantità di manodopera: si ritiene che in certe giornate vi lavorassero più di mille persone (si consideri che a quei tempi Ivrea aveva circa 3 500 abitanti) con maestranze qualificate provenienti da Vercelli, Milano e Ginevra .
Con la scelta del sito Amedeo VI volle che il castello si ergesse a fianco delle sedi principali del potere politico e religioso medioevale: il Palazzo Vescovile ed il Comune (Palazzo della Credenza). Per far posto al nuovo edificio fu necessario abbattere diverse case e le mura della città verso nord.
Cessate le tensioni belliche che ne avevano determinato la costruzione, nella seconda metà del XV secolo il castello funse soprattutto da raffinata dimora dei Savoia, assistendo allo sviluppo della cultura e delle arti che fu promosso in particolare dalla duchessa Jolanda di Valois, figlia di Carlo VII re di Francia e di Maria d'Angiò. Uno scritto del 1522 redatto in occasione della celebrazione di un battesimo, ci informa sugli arredi delle sale, gli addobbi, i balli e le feste che animavano la vita di corte.
Conosciamo anche il nome di un pittore francese tardogotico, Nicolas Robert, che affrescò nel castello l'oratorio di Iolanda di Valois (a dispetto delle testimonianze scritte, delle sue opere non è rimasta traccia).
Del gusto cortese di tale periodo rimane traccia in una elegante bifora ad archi trilobati sormontata da stemmi della casa Savoia che si apre in alto sulla parete sud.
Tra il XVI e il XVII secolo, con l'infuriare nel territorio canavesano delle lotte tra francesi e spagnoli, il castello fu ristrutturato e riprese la sua funzione di presidio militare. Nel 1676 un fulmine provocò l'esplosione del deposito di munizioni collocato nella torre di nord-ovest (la torre mastra), esplosione che causò, assieme al crollo della torre, innumerevoli morti e la distruzione di molteplici case edificate a ridosso del castello. La torre non venne ricostruita, ed oggi si presenta mozza, con una copertura conica in lastre di ardesia.
Dal 1700 l'edificio venne adibito a carcere mantenendo poi tale funzione fino al 1970. In questo periodo intervennero significative ristrutturazioni legate ad esigenze carcerarie: così probabilmente la originaria struttura a tre piani fu modificata in quattro, ricavando un maggior numero di vani di minore altezza. Dopo il 1970, il castello rimase abbandonato e chiuso al pubblico per nove anni. Successivi restauri comportarono la eliminazione di corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile, la revisione di tutte le coperture ed il restauro delle torri merlate.
Situato in posizione strategica dalla quale è possibile dominare la strada che conduce in Valle d'Aosta, il castello fu costruito soprattutto con funzione difensiva. Il castello fu concepito come costruzione massiccia a pianta quadrangolare, con torri cilindriche che si innalzano direttamente dal terreno; i locali e le stanze del castello si sviluppano su tre maniche, alte verosimilmente tre piani, che si affacciano sul cortile interno. L'accesso avviene attraverso un'antiporta ed un successivo ponte levatoio sospeso sopra un fossato. Lungo il perimetro delle mura con merlatura a coda di rondine corre il camminamento di ronda, sorretto da beccatelli aventi scopo difensivo. Nel cortile si notano ancora il pozzo e la ghiacciaia (diametro di 6 m. e profondità di 4m).
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