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Chivasso
08 Maggio 2023 - 17:47
“Via la nostra generazione, passerò la stecca alle new generation. Ci si può avvicinare a questo mondo anche in un chiave moderna!”.
Ramon Verdoia, alias Bircide Il Paninaro, originario del Canavese, è l’organizzatore dei raduni dei paninari da quindici anni a questa parte.
Sabato pomeriggio con i RayBan sul naso, il Moncler, pantaloni e cintura El Charro e le Vans ai piedi, era al Bar dello Sport di via Torino per il raduno dei Paninari.
O, meglio, della “company” di Torino.
“Siamo una trentina di persone, ogni anno ci troviamo da qualche parte per far festa e portare un po’ dello stile di quegli anni”, spiega Bircide.
“Abbiamo scelto la città di Chivasso perché la company è di Torino e Chivasso è nel Canavese, la mia terra d’origine. Il locale Bar dello Sport era perfetto perché mi ha ricordato subito il film del 1982 il Bar dello Sport con Lino Banfi e Jerry Calà”.
“Essere paninaro vuol dire vivere la vita al massimo ma senza eccessi - continua -. Avere un outfit e un riconoscimento che si distingue dalla massa ma con un certo gusto. In una parola sola, distinguersi”.
E sabato pomeriggio i paninari si sono distinti. Sotto gli occhi di centinaia di chivassesi che facevano lo struscio sotto i portici, hanno portato il loro stile, il loro essere diversi con sobrietà.
Tra loro anche Davide Rossi, direttore delle mitiche riviste degli anni Ottanta “Il Paninaro”, “Skate”, “Preppy” e “SwatchMania”.
Davide Rossi e Ramon Verdoia, alias "Bircide il Paninaro"
Ma chi erano i “Paninari”?
Per scoprirlo bisogna fare un tuffo nel passato.
Al grido di “Wild Boys” dei Duran Duran, al “Drive In” Enzo Braschi ne aveva portato la parodia, fischiettando dietro le “squinzie” (o “sfitinzie”) con cui si andava “in the camporel”.
Erano gli anni di Rocky e Rambo alla tv, di Top Gun e Sposerò Simon Le Bon.
Erano gli anni dei motorini Piaggio Sì e del Garelli Vip, delle cinture El Charro e dell’iconica Uno Turbo.
Erano i mitici anni Ottanta, quelli del consumismo e del tutto è possibile, acquistabile, raggiungibile.
Erano gli anni dei “Paninari”.
Giubbotti di pelle nera o marrone, jeans a vita alta, camicie a quadri, maglioni con i gomiti rinforzati, felpe con il cappuccio, pantaloni a pinocchietto, bretelle e sciarpe.
Li trovavi così, i Paninari degli anni Ottanta in Italia, fuori dai fast food: in particolare al McDonald’s di Piazza San Babila a Milano e a quello di Piazza di Spagna a Roma. Ma anche al Wimpy di Firenze o a ballare al Piper di Roma.
Erano i ragazzi dell’epoca, appartenenti alle classi medie e alte, che si riconoscevano prima di tutto nell’abbigliamento.
Indossavano i parka Blauer e i Moncler, i jeans Levi’s 501, le immancabili Timberland o le sneakers ai piedi. Le Nike Air Jordan, le Converse All Star e le Adidas Originals, quelle che andavano di più.
Il gruppo dei Paninari che sabato pomeriggio si è dato appuntamento al Bar dello Sport
I Paninari erano un fenomeno degli anni Ottanta in Italia, un movimento giovanile legato alla moda e alla cultura del consumo.
Frequentavano i fast food delle grandi città, dove si riunivano e consumavano panini, bibite e patatine.
Il fenomeno dei Paninari partì da Milano, piazza San Babila, e si estese a tutta Italia.
Paninari in centro a Chivasso
I Paninari esibivano uno stile di vita basato sul benessere materiale, e la loro cultura era principalmente legata all’estetica, alla moda e alla musica pop.
Il fenomeno dei Paninari ebbe una grande visibilità mediatica, diventando di massa e influenzando anche la moda e la cultura popolare italiana.
Oggi, i Paninari di ieri, qualche anno in più e qualche capello in meno, della Company di Torino portano avanti una tendenza che, come dice “Bircide”, è in continua evoluzione anche in chiave moderna.
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