Piazza San Carlo nella serata della finale di Champions League
I fatti di piazza San Carlo approdano in Corte d'Assise. Un gup del tribunale di Torino, Maria Francesca Abenavoli, ha disposto nove rinvii a giudizio per quella che, il 3 giugno 2017, da serata di festa e di sport si trasformò in una tragedia: durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League Juve-Real Madrid una serie di ondate di panico tra le decine di migliaia di spettatori provocarono 1.500 feriti e la morte di due donne. Il processo sarà celebrato - a cominciare dal 25 giugno - da un collegio composto da giudici togati e giudici popolari, come nei casi di terrorismo. Si parlerà della troppa gente fatta affluire nella piazza, delle bevande alcoliche liberamente vendute dagli abusivi, delle bottiglie in vetro che una volta cadute a terra diventarono coltelli acuminati, delle transenne che trasformarono le vie di esodo in un labirinto inestricabile, delle persone travolte e calpestate durante il fuggi fuggi. I reati contestati sono colposi perché gli imputati sono chiamati a rispondere solo delle lacune nell'organizzazione e nella gestione dell'evento, ma la competenza è della Corte d'Assise per una complicata questione tecnica: in un procedimento parallelo, infatti, un gruppo di giovanissimi di origini marocchine sono stati accusati (e condannati in primo grado) di omicidio preterintenzionale per avere gettato la folla nel caos spargendo spray al peperoncino a scopo di rapina. La causa riguarderà il viceprefetto Roberto Dosio, Alberto Bonzano e Michele Mollo (dirigenti della questura), Marco Sgarbi (dirigente della Polizia Municipale), Paolo Lubbia e Chiara Bobbio (dirigenti del Comune di Torino), Dario Longhin (funzionario dei vigili del fuoco) e i componenti della commissione provinciale di vigilanza Franco Negroni e Pasquale Piro. Si avvicina intanto il giorno del giudizio per la sindaca Chiara Appendino, che insieme con altri imputati (tra cui l'allora questore Angelo Sanna) ha chiesto il rito abbreviato. La prima udienza è in calendario il 21 febbraio. Le accuse sono di disastro, lesioni e omicidio in forma colposa. Secondo il pm Vincenzo Pacileo i diversi enti che si occuparono della serata (il Comune, la questura, la prefettura) non lavorarono a regola d'arte. Il livello d'attenzione era elevato: nei mesi precedenti c'erano stati attacchi terroristici rivendicati dall'Isis in Francia, Svezia, Germania e Inghilterra, con i camion lanciati tra la folla e le bombe fatte esplodere ai concerti. Il rischio era ben presente e fu affrontato con misure adeguate. Ma parecchie cose, in materia di organizzazione e gestione della piazza, non funzionarono: l'evento fu organizzato in fretta, con pochi soldi e con una massiccia violazione delle norme. Al punto che, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto essere annullato.
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