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TORINO. Picchia carabinieri a Palagiustizia, 'voglio mio figlio'

TORINO. Picchia carabinieri a Palagiustizia, 'voglio mio figlio'
"Voglio vedere mio figlio". Si è giustificato così davanti al giudice Roberto Arata, oggi, un ventinovenne originario del Burkina Faso che lo scorso 3 dicembre è stato arrestato per avere picchiato dei carabinieri - procurando loro delle lesioni non lievi - all'ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino. Il giovane intendeva entrare nella 'cittadella giudiziaria' anche se un tentativo precedente, a settembre, gli aveva procurato una diffida. Nel corso di una faticosa e problematica testimonianza ha spiegato di essere nel territorio nazionale dal 2011, di avere un permesso di soggiorno e di lavorare come addetto delle pulizie in una comunità ad Alpignano, ma che per qualche motivo i servizi sociali dicono che non può stare in Italia e che per questo gli hanno "portato via" il figlio subito dopo la nascita. "Se la legge è uguale per tutti - ha detto - io che non ho ucciso nessuno devo sapere dove si trova il bambino. I carabinieri e la polizia sono la legge, quindi lo sanno". Più volte sia il giudice che l'avvocato d'ufficio, Aldo Albanese, hanno tentato di spiegargli che per risolvere la questione deve affidarsi a un legale e avviare un procedimento: "Lei - gli detto Arata - non può picchiare tutti quelli che incontra. Non funziona così. L'unica cosa che ottiene è di finire in prigione". Per approfondire il caso l'udienza è stata aggiornata al 17 dicembre. "Contatterò - spiega l'avvocato Albanese - dei mediatori culturali e con il loro aiuto farò il possibile per chiarire e magari risolvere la situazione".
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