Lo slogan non lascia dubbi di interpretazione: "Sì Tav subito". A scandirlo in piazza Castello, il salotto buono di Torino, oltre 30 mila persone vestite d'arancione, il colore della manifestazione che ha unito imprenditori, associazioni di categoria, sindacati e partiti. Tanti partiti, dal Pd alla Lega, passando per Forza Italia e Fratelli d'Italia. Divisi su (quasi) tutto ma non sul supertreno, per loro simbolo di sviluppo e di futuro. A vincere al ritmo di 'We Will Roch You', dei Queen, non è però la politica ma la società civile, che per la seconda volta in due mesi genera un'onda capace di agitare i già difficili equilibri di governo. Di fronte a Palazzo Madama, primo Senato dell'Italia unita, la vera protagonista è l'energia spontanea dei comitati. Quello delle 'madamin', le 'signore' in piemontese, che hanno saputo farsi interpreti del popolo del sì. E quello di Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti che ha messo da parte le velleità politiche - almeno per il momento - per sostenere la realizzazione della Torino-Lione con una petizione che ha raccolto oltre 108mila firme. E con una manifestazione senza simboli e bandiere che non fossero quelle dell'Europa e dell'Italia. "Ci fa piacere che molte forze politiche abbiano deciso di aderire, Lega inclusa. Noi però abbiamo chiesto che non ci fossero bandiere perché la Tav è un'opera di tutti", sostengono Patrizia Ghiazza e Roberta Castellina, due delle 'madamin', l'adesivo di Sì, Torino va avanti - la loro associazione - puntata sul petto. "Da questa piazza è arrivata un messaggio molto bello e positivo - dicono -: se due mesi fa è stato detto un grande Sì, anche ad altri tempi per lo sviluppo del futuro della città, oggi è stato il seguito. E se il seguito è stato così numeroso, importante e vicino ai cittadini, allora è vero che questa manifestazione è stata ancora più importante di quella precedente". Tanto da far passare in secondo piano, a loro dire, l'ipotesi referendum avanzata dal governatore Sergio Chiamparino, pure lui in piazza, che tanto piace al leader leghista Matteo Salvini per mettere nell'angolo il no dell'alleato Cinque Stelle. "Questa piazza - sostengono - è già un referendum". A fine mese, quando l'analisi costi-benefici sarà completa, si saprà se l'onda lunga del popolo del sì ha avuto effetto sulle decisioni del governo. "L'esecutivo dovrà assolutamente tenerne conto", sostiene Giachino, secondo cui "la scelta di fare una manifestazione apartitica" ha avuto paradossalmente un "grande successo". Quello di far scendere in campo la società civile, che vuole dire la propria sul suo futuro, senza ricorrere alla politica.
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