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TORINO. Olivetti: amianto; difesa, un appunto scagiona Debenedetti

Un appunto scritto a mano dimostra che Franco Debenedetti si occupò "con diligenza" della questione dell'amianto alla Olivetti. E' quanto ha detto oggi a Torino l'avvocato difensore, Alberto Mittone, alla ripresa del processo d'appello: il penalista, con una mossa a sorpresa, ha citato un documento del 1984 relativo a un carteggio tra Debenedetti e il vertice della Eternit nei mesi in cui si parlava di possibili trattative per l'acquisto della multinazionale svizzera dell'amianto. "Debenedetti - ha spiegato Mittone - prese delle informazioni sulla nocività dell'amianto. E nel 1984 si rivolse a due esperti: Corrado Magnani, che oggi è consulente della pubblica accusa, e Benedetto Terracini, epidemiologo di fama mondiale. Tra le carte c'è un appunto manoscritto dove si cita una risposta di Terracini: 'a naso mi pare che ci sia un nesso' tra l'amianto e la patologia nota come mesotelioma, 'ma non ho trovato nessuna pubblicazione specifica'. In ottobre, Debenedetti lo scrisse al numero uno della Eternit, Stephan Schmidheiny". La pubblica accusa aveva parlato del carteggio tra Eternit e Olivetti citando dei documenti risalenti al maggio precedente. A Debenedetti sono contestati alcuni casi di malattie che colpirono dei dipendenti Olivetti. L'avvocato Mittone ha affermato che non è possibile affermare con certezza che siano attribuibili al periodo (1978/1988) in cui era al vertice della società. "A parlarne - ha spiegato - sono gli stessi rapporti dell'Asl. Uno degli operai, per esempio, nel 1951 lavorò alla costruzione di case popolari coibentate con l'amianto. Un altro fu vivaista in locali che avevano il tetto in Eternit. E' in quei momenti che si verificarono le prime esposizioni a sostanze nocive".
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