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21 Settembre 2017 - 09:02
Il crollo della Rocca di sessant’anni fa con la distruzione di quattro arcate del ponte sul Po e la morte di sei persone.
L’alluvione del 1994, che lasciò dietro di sè altre due vittime, Maria Teresa e Loredana Jerinò.
Poi, le inondazioni del 2000, che causarono danni in tutta la città.
Autunno 2016. Il fiume supera la soglia di allarme, il ponte viene chiuso per precauzione, la tensione della popolazione, impaurita dal timore di vedersi portar via le case, è alle stelle.
Scorrono come la pellicola di un film proiettato al multisala i ricordi delle tragedie che hanno colpito la città nel corso degli anni, a causa della furia dell’acqua.
Lo fanno ancor di più in questi giorni, dopo le immagini, terrificanti, che la tv, i giornali ed i social network rimbalzano nelle nostre case da Livorno, in Toscana.
Quattro corpi in un appartamento interrato in stile Liberty.
Il bilancio, parziale, del violento temporale che tra le 3 e le 5 di sabato e domenica scorsi ha spazzato via una famiglia intera. Morti annegati per mano del Riomaggiore.
Una sola domanda di fronte a tutto questo.
Oggi, Crescentino è al sicuro dal rischio di un’alluvione e di una catastrofe come quella dell’altra notte a Livorno? Come quelle che hanno spazzato via delle vite negli anni passati?
A sentire le parole di Carmine Speranza, la risposta è sicuramente no.
A preoccupare il vice sindaco è la situazione in cui versa il fiume Po, che scorre sotto il ponte che collega la città a Verrua Savoia.
La pulizia dell’alveo dai depositi di ghiaia che col tempo si sono formati è di competenza della Regione Piemonte. Ma da anni nessuno se ne occupa più.
Lì, sotto una delle arcate ci sono ancora i resti del crollo della Rocca di Verrua, avvenuta nel 1957.
“Sono molto preoccupato per lo stato in cui versa il nostro fiume - dichiara Speranza -. Vedo spendere tante parole da parte della Regione, a riguardo ma alla fine non fanno mai niente”.
“Se inizia a piovere come l’anno scorso - aggiunge - qua finiamo tutti sotto acqua”.
Un’affermazione che non è solo allarmismo. Qua quanto l’acqua possa essere violenta l’hanno sperimentato già più volte.
“La ghiaia tocca ormai le arcate del ponte e nessuno si preoccupa di venirle a togliere”.
L’ultimo grande intervento di pulizia risale, a quanto pare, all’alluvione del 2000. In seguito, non è stato fatto più nulla.
“Abbiamo inviato una richiesta alla Regione per poter alzare gli argini a Santa Maria”.
E le rogge ed i tombini?
“Per fortuna quelli non hanno problemi - sostiene Speranza -. Della pulizia delle rogge se ne occupa il Consorzio, invece i tecnici del Comune di occupano dei tombini ogni volta che riceviamo una segnalazione”.
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