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21 Aprile 2017 - 12:29
Tentò di uccidere la moglie (da cui era separato) e la figlia lasciando il gas aperto prima di uscire di casa. Questa l'accusa che il pm Nicoletta Quaglino contesta al torinese Carlo L. 47 anni, per il quale oggi ha chiesto 12 anni di carcere. L'episodio, fortemente controverso e già trattato dalla Corte d'appello con una sentenza annullata dalla Cassazione, è del 9 novembre 2008, e si verificò in una villetta del circondario di Torino.
La donna avvertì un forte odore di gas, uscì di corsa insieme alla figlia di 9 anni, chiamò i vigili del fuoco e chiuse il contatore esterno. Carlo disse che era entrato nella tavernetta al piano interrato all'insaputa della moglie, di essersi preparato un te' e di avere dimenticato di spegnere prima di andarsene.
Per smontare la sua versione il pm Quaglino ha fatto ricorso a numerose consulenze tecniche e a svariate circostanze: "L'imputato - ha affermato - è un tecnico di laboratorio e lavora in un ospedale. È uno che racconta di avere aggiustato il suo primo asciugacapelli a otto anni. Anche se smentisce, è stato sentito dire 'piuttosto che lasciarle la casa, faccio saltare tutto per aria". La difesa parla di "reato impossibile", ma il pm è del parere che la condotta di Carlo fosse "idonea" a provocare un'esplosione o una morte per asfissia da metano.
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