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TORINO. Elena Ceste: 'ombrello è arma', Buoninconti torna a giudizio

Un ombrello può diventare "uno strumento atto ad offendere", e quindi un'arma impropria, se viene utilizzato "anche in modo soltanto temporaneo" per colpire qualcuno. A causa di questa considerazione dovrà essere nuovamente processato a Torino per lesioni Michele Buoninconti, l'ex vigile del fuoco di Costigliole d'Asti già condannato in appello per l'omicidio della moglie Elena Ceste: la Cassazione ha depositato nei giorni scorsi la sentenza con cui ha annullato con rinvio la decisione di "non doversi procedere" pronunciata dal tribunale di Asti il 17 marzo 2016. Il 4 novembre 2014, durante le indagini sulla morte di Elena, Buoninconti aggredì una troupe della trasmissione tv 'Porta a Porta' brandendo un ombrello. Le parti lese ritirarono la querela, dopo avere ricevuto un indennizzo, e il giudice Fabio Liuzzi stabilì che il procedimento poteva terminare perché l'uso dell'ombrello non costituiva un aggravante del reato di lesioni. La procura di Asti presentò ricorso direttamente in Cassazione, affermando che "in determinate circostanze" anche un parapioggia "può rappresentare un oggetto utilizzabile per l'offesa alla persona", ottenendo ragione: gli Ermellini si sono detti del parere che il giudice astigiano doveva applicare l'aggravante prevista dall'articolo 585 del codice penale. Il nuovo processo dovrà essere celebrato dalla Corte d'appello di Torino.
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