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TORINO. Scuola: parroci ad Appendino, ingiusto taglio alle paritarie

"Lei aveva esplicitamente promesso che il welfare e le scuole non sarebbero stati oggetto di tagli rispetto alle risorse stanziate gli scorsi anni. Invece il taglio è stato deciso, e in modo pesante, solo per le scuole paritarie cattoliche ed ebraica della città": è un passaggio della lettera inviata alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, da 14 parroci responsabili di scuole paritarie e dall'arcivescovo Cesare Nosiglia, a fronte del taglio annunciato del 25% dei contributi. Ad essere penalizzati - scrivono - sono "57 istituti che garantiscono un servizio pubblico (tale è per legge la scuola paritaria), ad oltre 5.500 mila alunni e relative famiglie, con 500 tra docenti e personale, e coprono diritti e fabbisogni che il Comune non riuscirebbe ad offrire ai suoi cittadini". Si tratta - sottolineano i firmatari - di scuole che in molti casi funzionano da "ammortizzatori sociali, molto apprezzati dalle famiglie che pure debbono sottostare a una ingiusta discriminazione rispetto alle scuole comunali e statali, dovendo pagare una retta per avere un servizio primario e dovuto, quale è il diritto allo studio, per legge costituzionale. La invitiamo cordialmente a visitare le nostre scuole paritarie che nelle periferie della città, dalla Falchera, alla Barriera di Milano, da Le Vallette - Lucento a Parella, da Mirafiori al Lingotto e a Borgo san Paolo, accolgono gratuitamente bambini di famiglie povere e oggi in difficoltà a causa della mancanza di lavoro o di altre criticità a cui sono sottoposte; visiti anche la scuola paritaria del Cottolengo che ha meravigliato l'ex presidente del Consiglio Renzi per l'alto numero di bambini disabili che accoglie; o ancora la scuola paritaria multietnica e multireligiosa del Sermig, un vero modello di integrazione dove un centinaio di bambini vengono accolti, molti di loro gratuitamente". Da qui la richiesta "di non dare corso a un provvedimento che, oltre che ingiusto, ci sembra ben lontano dalla scelta da Lei più volte ribadita di privilegiare le periferie".
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