Le nuove Brigate Rosse 'benedicono' i sabotaggi contro il Tav: sono utili a gioco breve e sono utili anche a gioco lungo, in una prospettiva più allargata, perché sono un "elemento avanzato per un futuro salto di qualità complessivo nello scontro sociale". Questo, almeno, è quanto si si legge in un documento che circola su internet da qualche giorno: lo firmano, testualmente, "2 militanti per il Pcp-M (partito comunista politico-militare) - vecchie talpe operaie", che sostengono di avere preso carta e penna all'interno del carcere calabrese di Siano, dove sono detenuti, per fornire una "partecipazione a quel lavoro di inchiesta e conoscenza che da sempre alimenta le realtà militanti". Si tratta di un opuscolo intitolato "Lotte e composizione di classe" dove si spazia su una quantità di argomenti: la crisi economica, gli scioperi, le rivendicazioni salariali, il fenomeno dell'antagonismo e del movimentismo non solo in Italia. Parole di elogio vengono dedicate al mondo No Tav, la cui "capacità di generalizzazione, con le mobilitazioni solidali in tutto in Paese e con la diffusione della sua bandiera come simbolo di resistenza per altri movimenti, ha rafforzato altri fronti di scontro". Il documento, secondo quanto si legge, è stato ultimato nel febbraio del 2013, qualche mese prima della campagna di "sabotaggi" dell'estate scorsa orgogliosamente rivendicati e sostenuti da una parte del movimento e dai suoi simpatizzanti. Un'anomalia che apre una serie di interrogativi, a cominciare dalla capacità degli estensori di predire il futuro. In ogni caso, i sedicenti autori affermano che "lo splendido slogan 'siamo tutti black-bloc'" sintetizza "un altro aspetto fondamentale di autonomia e maturità: il comprendere dentro il movimento diverse espressioni, anche di uso della forza. Espressioni che cercano di aprire varchi anche a una prospettiva più ampia, e perciò assolutamente importanti". Ecco perché "le pratiche di sabotaggio hanno un carattere di concretezza e utilità nell'immediato ma sono anche elemento di avanzato per un futuro salto di qualità complessivo nello scontro sociale". I due "brigatisti" ritengono che "la diffusione e il peso specifico" assunti dalle "lotte territoriali" come il movimento No Tav e altri (citati nel documento) possono diventare un "veicolo di internazionalizzazione" perché "passando per le resistenze degli Adivasi in India e fino alla Val Susa, il contenuto è la stessa critica al modo di sviluppo capitalistico". Il documento in questione è un opuscolo intitolato 'Lotte e composizione di classe 2012' che, pur essendo datato febbraio 2013, prima cioè della campagna di sabotaggi contro il Tav dell'estate scorsa, è disponibile in rete in questi giorni. Ad attribuirselo, in base a quanto si legge, sono "due militanti per il Pcp-M (partito comunista politico-militare) vecchie talpe operaie" che sostengono di aver lavorato, all'interno del carcere di Siano (Catanzaro) dove sono detenuti, per fornire una "partecipazione a quel lavoro di inchiesta e conoscenza che da sempre alimenta le realtà militanti". Alcune pagine dell'opuscolo sono dedicate all'attività del movimento No Tav, di cui si parla in termini elogiativi anche in relazione allo sviluppo dell'antagonismo: "La capacità di generalizzazione del No-Tav - si legge - con le mobilitazioni solidali in tutto in Paese e con la diffusione della sua bandiera come simbolo di resistenza per altri movimenti, ha rafforzato altri fronti di scontro". Secondo gli estensori, "lo splendido slogan 'siamo tutti black-bloc'" sintetizza "un altro aspetto fondamentale di autonomia e maturità: il comprendere dentro il movimento diverse espressioni, anche di uso della forza. Espressioni che cercano di aprire varchi anche a una prospettiva più ampia, e perciò assolutamente importanti". Ecco perché "le pratiche di sabotaggio hanno un carattere di concretezza e utilità nell'immediato ma sono anche elemento di avanzato per un futuro salto di qualità complessivo nello scontro sociale". "L'aggravarsi - della crisi e delle politiche antisociali - si legge nell'opuscolo - finiscono per esaltare il valore sostanziale del No Tav. Perché esso tocca alcuni nodi portanti del capitalismo odierno: anche nel campo dei trasporti sono in gioco questioni colossali di risorse e reddito sociale dal basso verso l'alto. Il No Tav è diventato una linea di scontro sulla spesa pubblica". I due sedicenti autori ritengono che "la diffusione e il peso specifico" assunti dalle "lotte territoriali" come il movimento No Tav e altri (citati nel documento) possono diventare un "veicolo di internazionalizzazione" perché "passando per le resistenze degli Adivasi in India e fino alla Val Susa, il contenuto è la stessa critica al modo di sviluppo capitalistico".
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