Rivendica con orgoglio il lavoro fatto - "sedici ore al giorno per cinque anni" - per una città "che non è la Calcutta descritta in campagna elettorale da Chiara Appendino". E, nonostante la sconfitta alle urne, annuncia l'intenzione di restare in Consiglio comunale da "semplice consigliere", per guidare l'opposizione ad una prima cittadina che ha "tanta strada da fare per imparare a fare il sindaco". Piero Fassino non molla e, due giorni dopo la debacle elettorale, passa al contrattacco sulle nomine criticate dalla neo 'sindaca'. E accusa il Movimento 5 Stelle di avere fatto delle vere e proprie liste di proscrizione dei dirigenti da promuovere e da estromettere. La campagna elettorale è finita, Chiara Appendino ribadisce sul blog di Beppe Grillo di voler essere il "sindaco di tutti", ma sotto la Mole i toni politici restano alti. "La città non merita di vedere compromesso quello che ha costruito in questi anni, ci batteremo perché non vengano fatte scelte che compromettano i risultati raggiunti in questi anni", assicura Fassino, che invita la prima cittadina "a darsi un programma, cambiando quello con cui ha vinto le elezioni, perché non era un programma di governo ma di opposizione". Parla in modo pacato, Fassino, ma deciso. "Sulla Tav la Appendino non può cavarsela dicendo che decidono gli altri, anche perché non è solo sindaco di Torino ma anche della città metropolitana - sottolinea l'ex sindaco - e, forse in nome di quella trasparenza di cui parla sempre, dovrà spiegare a chi è andato con le bandiere No Tav in Comune che lei non è in grado di fermare l'opera. Così come sul reddito di cittadinanza: adesso scopriamo che è un problema di Governo e Regione - aggiunge -, ma allora forse non doveva, in campagna elettorale, proporre quello che non è nelle sue disponibilità". Quanto alle nomine, Fassino domanda "se Profumo (presidente della Compagnia San Paolo, ndr) non abbia i titoli di merito per ricoprire quell'incarico o se invece bisognerebbe cambiarlo solo perché è stato nominato da Fassino... Se quella nomina non fosse stata fatta, il Comune avrebbe perso la possibilità di avere un suo rappresentante". Per non parlare poi della nomina di Paolo Peveraro al vertice di Iren: "preferisco sorvolare - dice al riguardo - sul fatto che si mette a rischio il valore di borsa di una società quotata con una battuta impropria...". L'ultima stoccata è per "il presunto prossimo capo di gabinetto", Paolo Giordana, il più stretto collaboratore della Appendino in campagna elettorale. "Sarebbe utile che smettesse di girare per gli uffici con elenchi di dirigenti da promuove e da estromettere. E aspetti almeno di insediarsi per entrare nel mio ufficio, ma capisco che l'educazione non sia di tutti". Nessuna replica da parte di Chiara Appendino, che per i postumi dell'influenza ha lavorato a casa al completamento della sua giunta. "Basta polemiche, anche questo è sinonimo della cultura di governo tanto cara a Fassino", si limitano a dire dall'entourage della 'sindaca'. Il suo prossimo impegno giovedì mattina, quando incontrerà il cerimoniale per definire la sua partecipazione alle celebrazioni di San Giovanni, patrono di Torino. Forse anche un segnale, come la lettera di saluto già inviata a tutti i dipendenti comunali, per dimostrare di non avere problemi con loro.
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