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28 Ottobre 2014 - 14:36
"Le soluzioni provocatorie possono essere un segnale per richiamare un problema, ma io ci credo poco. La via da seguire è quella di affrontare i problemi partendo dalle persone coinvolte". Invita a "tenere i nervi saldi e non esasperare i toni" l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, intervenuto sulla vicenda dei bus separati per i rom a margine della presentazione dell'accordo per l'accoglienza di malati e disabili in occasione dell'Ostensione della Sindone.
Da un lato, secondo il porporato, "i nostri fratelli e sorelle Rom devono impegnarsi nell'educazione alla legalità dei loro figli e, a volte, di loro stessi. Dall'altro - aggiunge - ci vuole più disponibilità all'accoglienza, perché quando le persone si vedono scartate, messe ai margini, manifestano a volte le loro difficoltà attraverso atteggiamenti sbagliati e condannabili".
Si tratta, secondo l'arcivescovo di Torino, di "un cammino da fare insieme" per affrontare un questione che va al di là del problema - "non impossibile da risolvere" per monsignor Nosiglia - della sicurezza sul bus.
L'arcivescovo di Torino esprime poi un giudizio positivo sui piani di intervento a favore della comunità Rom. "Si sta facendo un buon lavoro - sostiene - per portarli a vivere negli appartamenti. Il campo, anche laddove fosse ben organizzato e gestito, può essere una soluzione temporanea, non un punto d'arrivo". Per il porporato, serve infatti "un inserimento reale nella società", perché "i campi, dove a volte ci sono atti di illegalità fra gli stessi rom, quasi una sorta di mafia, sono situazioni che andranno superate".
Monsignor Nosiglia ha infine confidato di aver pensato di andare a parlare con i giovani del campo di strada dell'Aeroporto, quello che ha portato il Comune di Borgaro alla proposta choc dei bus separati. "Lo farà senza dirvelo - ha concluso rivolgendosi ai giornalisti - perché non vorrei che si trasformasse in una cosa mediatica".
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