Nella sezione dedicata ad Achille Perilli sono esposte circa quaranta ceramiche realizzate in tre diversi periodi: gli anni di Forma1 (1947-52), un prestigioso gruppo culturale attivo a Roma nell’ambito della ricerca astratta fra la fine degli anni 40 e l’inizio del 50, in un momento in cui forti furono le divergenze sulle scelte estetiche tra i sostenitori dell'arte astratta e i fautori di un'arte figurativa d'impegno civile, per arrivare poi alla produzione degli anni ‘70 e gli anni ’90. Questi lavori evidenziano la ricerca segnica e formale propria dell’artista, realizzata questa volta non sulla tela, ma attraverso le capacità espressive delle ceramica, un materiale che rappresenta una forma di espressione molto amata dall’artista ottuagenario, da sempre lucido protagonista del dibattito artistico e intellettuale del nostro Paese. Il Perilli giovane era schierato su posizioni marxiste, l’artista più maturo appare invece più concentrato sulla propria ispirazione, pur mantenendo un’orgogliosa rivendicazione della propria storia artistica, umana e ideale. Nella seconda sezione della mostra, invece, a rappresentare alcuni dei più alti esempi della storia della ceramica in Italia, sono presenti, tra le altre, alcune opere di Galileo Chini, l’artista che rinnova forme e decorazioni della ceramica con un gusto secessionista di livello internazionale. E ancora si possono ammirare le forme arcaiche della famiglia Randone, seguite dai lavori di Giovanni Grande, che è stato creatore per l’azienda Lenci di sculture di gusto monumentale. Incontriamo poi due artisti come Corrado Cagli e Dante Baldelli della Fabbrica Rometti, ideatori di opere simbolo del Dèco italiano. Infine, si segnalano in questa interessante parte della Mostra, le ceramiche di Andrea Spadini, vero e proprio scultore che ha privilegiato la ceramica per la creazione di opere surrealiste, e le produzioni di Antonia Campi, grande designer italiana che ha diretto la manifattura di Laveno per oltre 40 anni, proponendo forme spregiudicate e moderne che finiscono per incantarci ancora oggi.
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