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Da San Savino a San Gaudenzio

Da San Savino a San Gaudenzio

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Il 7 luglio di ogni anno Ivrea celebra la festa del suo patrono San Savino, un patrono che non ha mai conosciuto la città, e che in essa è entrato ben seicento anni dopo la sua morte. San Savino infatti fu vescovo di Spoleto tra la fine del III secolo e l’inizio del IV; subì il martirio nel corso dell’ultima e più terribile persecuzione contro i cristiani, quella di Diocleziano. A Spoleto il corpo di San Savino rimase per qualche secolo nella basilica a lui dedicata, fino a quando nel 956 il figlio di Berengario II marchese di Ivrea, Corrado, che allora governava Spoleto prima di succedere al padre, lo portò nella nostra città. Corrado aveva infatti voluto dare a Ivrea un santo patrono che la liberasse dalla peste da cui in quel tempo era colpita. La peste, raccontano i cronisti dell’epoca, effettivamente cessò non appena le spoglie del martire giunsero ad Ivrea. Ma non c'è solo San Savino che andrebbe la pena di festeggiare tutti gli anni. C'è pure San Gaudenzio, morto a Novara il 22 gennaio del 418. A lui, in città, è dedicata la Chisa di San Gaudenzio in via San Gaudenzio.
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Nato a Ivrea in una famiglia ancora pagana Gaudenzio è convertito al cristianesimo a Vercelli, da Eusebio, primo vescovo in tutto il Piemonte. Secondo alcuni, proprio a Vercelli, Gaudenzio diventa prete. Eusebio ne ha una tale stima da mandarlo presto a Novara, per aiutare il sacerdote Lorenzo, che da solo annuncia il Vangelo in un territorio ancora pagano. Lo scontro tra fede cristiana e antichi culti è poi complicato anche in Italia dall'aspro dissidio tra i fedeli alla dottrina del Concilio di Nicea e i seguaci di Ario. All'interno di questa disputa Eusebio è mandato in esilio dove è raggiunto da Gaudenzio, che però dall'Egitto tornerà presto in Italia, rimandato a Novara dallo stesso Eusebio. Ad aiutarlo ora c'è un nuovo amico: Ambrogio, vescovo di Milano. Il successore di Ambrogio, Simpliciano, lo consacra vescovo di Novara nel 398. Lo sarà per vent'anni, vivendo insieme a una comunità di sacerdoti dove venivano accolti gli aspiranti alla consacrazione sacerdotale.
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