Tutte le comunità nazionali, benché laiche, hanno i loro riti che simbolizzano ed evidenziano i valori che sono il risultato di una storia comune, di una convivenza che, nel tempo, ha creato abitudini, tradizioni, orientamenti condivisi. Quella del 25 aprile è la più importante delle nostre ricorrenze laiche. Il 25 Aprile 1945, data simbolo della liberazione dall’occupazione nazifascista, ha posto le basi per una nuova Italia, libera e governata dal popolo in regime di democrazia. Con il successivo avvento della Repubblica e la promulgazione della Costituzione, l’Italia si è lasciata alle spalle un periodo storico di violenza, sofferenza e di sopraffazione, per una rinascita sociale ed economica senza precedenti. E' doveroso ricordare tutti quelli che sono caduti, settantasei anni fa nella lotta di Liberazione. Perché la storia e la politica, esprimono un continuo rapporto tra le generazioni che si sono succedute e contribuiscono all’identità nazionale del Paese. Chi vive ha il dovere di riprendere i valori per cui altri sono morti e renderli criteri guida della propria vita. Ed è in nome di questa memoria che la Prof.ssa Liliana Barbaglia Curzio, staffetta partigiana e medaglia della Liberazione, che purtroppo proprio in questi giorni ci ha lasciato, non aveva mai smesso di portare la sua testimonianza anche nelle scuole. Il suo è stato e rimarrà un esempio di forza e partecipazione per tutta la nostra Comunità. Festeggeremo questa ricorrenza, per il secondo anno consecutivo, non come da tradizione. L’emergenza sanitaria ha, infatti, bruscamente modificato le nostre vite, i nostri pensieri, i nostri ritmi e i nostri riti. Ci ha costretto a ripensare e a riflettere in modo diverso sul nostro tempo: passato, presente e futuro. Ci ha fatto “provare” cosa significa la libertà, non perché un oppressore abbia voluto togliercela, ma per scelta consapevole e altruista. Impediti nei movimenti, negli incontri e nelle relazioni, l’abbiamo rivalutata. Il rischio che corriamo è infatti quello di considerare la libertà, al pari della democrazia, come una condizione naturale. E’ facile pensarlo per chi è vissuto nel più lungo periodo di pace che l’Europa abbia mai conosciuto, e soprattutto per i più giovani. Ma non è così. Gli ideali della Resistenza vivono e si trasmettono con l'impegno quotidano in difesa dei valori contenuti nella Costituzione: la giustizia sociale, il lavoro e la pace. Festeggiare il 76° anniversario della Liberazione in questo momento di emergenza per il Paese ha ancora più significato perché le risorse migliori per superare questa crisi vengono proprio dalle nostre radici, dai nostri valori, dalla nostra identità. Il 25 aprile festeggiamo la vittoria degli italiani che vollero essere liberi. Una vittoria più importante di ogni altra vittoria. Più importante perché quella che concluse la lunga, durissima guerra di liberazione, non fu solo una vittoria militare. Fu anche una vittoria civile e sociale, di uomini che riconoscevano la loro natura di uomini liberi e si riconoscevano come popolo: questo è il significato che, interpretato nella Costituzione, vale tuttora come impegno a vigilare che quella caduta nel disumano non debba mai più accadere. La libertà conquistata è il frutto del sacrificio della vita delle donne e degli uomini che oggi ricordiamo con rispetto e orgoglio. Con rispetto, perché sono caduti per noi; con orgoglio, perché ci sentiamo loro eredi civili ed è da loro che possiamo trarre lo stimolo, le idee e i valori con i quali guardare al futuro.
Il Sindaco – Stefano Sertoli
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