''La Duse oggi in scena ci farebbe ridere, così come Lawrence Olivier''. Non un sacrilegio, ma parola di Franco Branciaroli, una vita da protagonista nel teatro italiano (''meno al cinema, ma senza rimpianti''), da anni impegnato nel suo personale viaggio ''attraverso'' il mestiere d'attore, che tappa dopo tappa ha inanellato un ''Don Chisciotte'' nel quale dava all'Hidalgo e a Sancho Panza le voci di Vittorio Gassman e Carmelo Bene; ''Il teatrante'' di Thomas Bernhard (che sarà al Quirino di Roma dall'11 al 23 febbraio); ''Servo di scena'' di Ronald Harwood (che riprende dal 28 febbraio a Treviso e poi Rieti, Pistoia, Pavia, Cuneo, Reggio Emilia, Como, Palermo). E che si rinnoverà con Pirandello e un nuovo ''Enrico IV'' (''il pazzo che finge''), in prima nazionale dal 6 al 18 maggio allo Stabile di Brescia, che lo produce insieme al Teatro de Gli Incamminati. ''Nel cassetto ho anche un mio 'Giulietta e Romeo alla prova', prima o poi lo farò'', racconta lui, classe 1947, milanese, due occhi azzurri e un carisma che hanno sedotto più di una generazione, ma soprattutto una carriera quarantennale tra Luca Ronconi, Giovanni Testori che gli dedicò due ''Brancalogie'', Antonio Calenda, Carmelo Bene, Michelangelo Antonioni, Cristina Comeicini e Tinto Brass (anche nel celebre ''La chiave''). ''Nel Don Chisciotte mi 'sottraevo', recitavo gli 'altri' - prosegue Branciaroli - ''Con 'Il teatrante'' la riflessione è all'apice. Bruscon, il protagonista, è un attore che gira per le piazze con la scusa che è stufo del palcoscenico. Ma è anche drammaturgo e in una battuta riassume il senso dello spettacolo: come fa un attore a interpretare un re se non sa neanche lontanamente cosa vuol dire essere un re? Ecco, per Bernard, l'ultimo dei grandi autori occidentali, l'unica cosa che un attore può fare in maniera autentica è l'attore''. Lo pensa davvero anche Branciaroli? ''Credo che per un attore non esista un culmine che può durare a lungo - risponde - ne' un modo di essere 'bravi' definitivo. Oggi davanti alla Duse o ad Olivier ci verrebbe da ridere, perché quello dell'attore è un continuo cercare di esser bravi con il tempo che passa. A 63 anni, il mio atteggiamento verso la finzione è diverso da quando ne avevo 35. E' come se ricominciassi sempre, come se fosse sempre l'anno 1. Intorno a me invece - aggiunge con la sua proverbiale franchezza - vedo tanti piccoli 'successini' preconfezionati. E' un teatro che esiste solo sui giornali. Negli ultimi 30 anni avrò letto di almeno 120 attori 'immensi'. Ma dove sono? Chi come me fa tournée da Bolzano all'Etna non li incontra e la gente che va sul serio a teatro non li conosce. In realtà il vero teatro sta molto 'affianco' alle cose. E questo è un bene, perché di fianco si vede meglio''. Proprio come il suo Bruscon che fissa lo sguardo su qualcosa di più grande, rendendosi conto che ''pur con tutto quello che conosciamo, dalla scienza alla geometria, non riusciamo a procedere''. Ma a guardarla dalle tavole del palcoscenico, come sembra l'Italia di oggi? ''Un paese non tragico, ma ridicolo - dice senza indugi Branciaroli - Mi viene in mente il '68, quanto a Torino in Corso Vittorio sfilavano i cortei al grido 'facciamo la rivoluzione' e intanto in Corso Massimo D'Azeglio sfrecciavano le Bmw. Tu andavi in una direzione e il mondo in un'altra. E si sono visti i risultati. Oggi sui giornali vedi i politici impettiti, con l'abito scuro non in sincrono con la faccia. E' un'Italia che mi ricorda l'Austria di Musil (l'autore de ''L'uomo senza qualità'' ndr), quella del crollo dell'impero. Ma la verità è che nulla cambia. Come si diceva, io sono nato con la Dc e morirò con la Dc. C'erano i jeans e il rock e ci sono ancora. L'evasione fiscale? C'è sempre stata. Tolgono la storia dell'arte? Nel '68 ci hanno tolto addirittura la scuola. Ma poi non è successo niente. Appartengo alla prima generazione che non ha subito la guerra, è vero, ma per il resto la sensazione è che non sia cambiato il mondo, ma solo gli oggetti che usiamo''. Per chiudere, lo sa che Tinto Brass qualche tempo fa la definì la risposta italiana a George Clooney? ''Davvero? - conclude divertito - 'Italiana', però, una robina da niente''.
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