Due aggressioni alla polizia penitenziaria nei giorni scorsi, nei carceri di Torino e di Ivrea: ne riferisce il sindacato di polizia penitenziaria Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), attraverso il segretario generale, Leo Beneduci. “Aggressioni in aumento, situazione difficilissima nelle carceri del Piemonte e della Valle d’Aosta anche a fronte di numerosi detenuti presenti negli istituti penitenziari affetti da disturbi psichiatrici” sostiene il sindacato. A Ivrea un detenuto di origini marocchine, già in regime di isolamento cautelare per aver completamente distrutto la camera di pernotto, sentendo che si rifiutavano di accompagnarlo in ospedale, in preda ad un eccesso d’ira, ha dapprima ribaltato il computer e poi la scrivania del medico, colpendo l’agente intervenuto sul posto e pure i due altri agenti accorsi per bloccare la colluttazione. E’ successo all’interno dell’infermeria. Conclusione? Per due agenti la prognosi è stata di dieci e cinque giorni Il Sovrintendente di sorveglianza, benché anch’egli colpito da recluso nel tentativo di fermarlo e bisognoso di assistenza medica, è rimasto in servizio al fine di non lasciare scoperto il turno di servizio, essendovi un’annosa e grave carenza di personale. “Quanto accaduto - scrive l’Osapp in una nota - è da ritenersi di estrema gravità; i penitenziari da tempo sono nel completo ‘caos’ organizzativo sia in ordine al trattamento ed ai rapporti con la locale popolazione detenuta, spesso fuori controllo, sia riguardo alla gestione del personale di polizia penitenziaria soggetto a carichi di lavoro oltre i limiti ed a continui tensioni e rischi, nel più totale silenzio degli organi dell’Amministrazione penitenziaria e del Dicastero della Giustizia”. Sull’episodio si è subito mosso l’onorevole Andrea Delmastro con una interrogazione al Ministro della Giustizia. “Quella delle aggressioni a danno degli agenti di Polizia Penitenziaria è un fenomeno di cui lo Stato, nella totale assenza di interventi rapidi ed efficaci, dimostra totale disinteresse. Onore ai nostri uomini e donne in divisa,che in assenza di strumentazioni adeguate o, come nel caso in oggetto, in forte carenza di organico, mantengono la legalità all’interno degli istituti penitenziari italiani...”
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