In zona Cesarini il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e lo staff tecnico del Mise lavorano a oltranza per portare il più vicino possibile alla conclusione alcune delle vertenze industriali più importanti ancora aperte. Ilva a parte, per la quale il Mise auspica un ritorno al tavolo delle parti sociali, viaggiano verso l'epilogo le vertenze dell'acciaieria Aferpi (ex Lucchini) di Piombino, Embraco e Syder Alloys (ex Alcoa). Al ministero di via Veneto i rappresentanti del gruppo Cevital dell'algerino Issad Rebrab e del gruppo indiano Jsw Sajjan Jindal si sono riuniti per chiudere un accordo di vendita che permetterà di far ripartire Piombino. A seguire da vicino questa vicenda c'era anche il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi. La trattativa non è solo sul prezzo di vendita (la cifra dovrebbe essere intorno ai 50-60 milioni), ma anche sulla ripresa della produzione dei laminatoi e in prospettiva sul rilancio nell'area di Piombino della produzione di acciaio. Una volta deciso il passaggio di proprietà, Jindal predisporrà il proprio piano industriale che, sempre secondo indiscrezioni, dovrebbe assorbire circa 1.500 dipendenti. "La trattativa è ancora in corso, ci sono punti che verranno definiti, la valutazione per quello che ci riguarda è positiva. Abbiamo fiducia che accordo si farà" ha detto Rossi uscendo dal Mise. L'impegno da parte di tutti è di "lavorare per chiudere nei prossimi giorni" forse anche domani. Domani potrebbe essere invece la giornata buona per Embraco, la società del gruppo Whirlpool, che lo scorso ottobre ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Riva di Chieri nel torinese. Al Ministero dello Sviluppo Economico, Calenda dovrebbe firmare l'accordo di programma per la reindustrializzazione dell'area con il salvataggio di tutti i posti di lavoro. In questi mesi circa 70 dipendenti hanno lasciato l'azienda con gli incentivi offerti dall'Embraco e, quindi, il numero è sceso a 430. Circa 350 dipendenti potrebbero essere assunti da un gruppo israeliano-cinese che vorrebbe produrre robot per la pulizia dei pannelli fotovoltaici e filtri per l'acqua. Altri 40 andrebbero alla torinese Astelav, che si occupa di rigenerazione di frigoriferi usati. Le poche unità rimaste entrerebbero in una società di servizi. Questione di giorni anche per l'ex Alcoa acquisita dalla svizzera Sider Alloys. In dirittura d'arrivo il via libera dal Cda di Invitalia per l'aumento di capitale del 20% di cui il 5% destinato ai lavoratori.
Embraco: verso intesa che salva tutti i posti di lavoro
Si va verso le battute finali della vicenda Embraco, la società del gruppo Whirlpool, che lo scorso ottobre ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Riva di Chieri nel Torinese, con 497 licenziamenti. Un epilogo positivo, visto che l'accordo di programma, che domani dovrebbe essere firmato al Ministero dello Sviluppo Economico, prevede la reindustrializzazione dell'area con il salvataggio di tutti i posti di lavoro. In questi mesi circa 70 dipendenti hanno lasciato l'azienda con gli incentivi offerti dall'Embraco e, quindi, il numero è sceso a 430. Circa 350 dipendenti potrebbero essere assunti da un gruppo israeliano-cinese che vorrebbe produrre robot per la pulizia dei pannelli fotovoltaici e filtri per l'acqua. Altri 40 andrebbero alla torinese Astelav, che si occupa di rigenerazione di frigoriferi usati. Le poche unità rimaste entrerebbero in una società di servizi. A Roma con i sindacati ci sarà anche l'assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, mentre non dovrebbe essere presente il ministro Carlo Calenda, che si è speso molto per la realizzazione del progetto e nelle scorse settimane ha dato il via al fondo antidelocalizzazione con una dotazione iniziale di 200 milioni di euro.
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