Ancora non c'è un piano preciso sul futuro dei 497 lavoratori dell'Embraco,ma sale a tre il numero delle aziende interessate alla fabbrica di Riva di Chieri, nel Torinese, dove si producono compressori per frigoriferi. Oltre al gruppo israeliano che opera nel campo della robotica con capitali cinesi e a quello italiano, è in corso infatti una trattativa con una multinazionale giapponese del settore automotive, che ha già degli stabilimenti in Italia. Lo ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, nell'incontro con l'azienda brasiliana controllata da Whirlpool, i sindacati e i rappresentanti della Regione Piemonte. Il lavoro tecnico, a cui partecipa Invitalia, proseguirà nelle prossime settimane e un nuovo appuntamento è in agenda per il 23 aprile sempre al Mise. L'azienda italiana dovrebbe essere la torinese Astelav, che si occupa di rigenerazione di elettrodomestici. "Con i sindacati abbiamo convenuto di procedere con attenzione nella selezione perché si tratta di una scelta irreversibile e va fatta con tutti i parametri necessari", dice Calenda che conferma l'avvio del fondo contro le delocalizzazioni. "Deve essere solo registrato e alla fine di questo mese può essere operativo. Questo paracadute potrà essere aperto nel caso in cui l'opera di reindustrializzazione non si fosse completata entro il 31 dicembre", riferiscono i sindacati. "La cautela è d'obbligo ma auspichiamo che nel prossimo incontro ci siano informazioni più concrete e dettagliate. Per noi deve garantire la rioccupazione di tutti i lavoratori e il mantenimento delle condizioni economiche e normative acquisite", commentano la Fiom e la Uilm, mentre la Fim parla di "una nuova fumata nera" e chiede al ministero dello Sviluppo maggiore concretezza. "Le istituzionali, nazionali e locali, continuano a lavorare per garantire un futuro produttivo e occupazionale allo stabilimento Embraco di Riva di Chieri", afferma l'assessora al Lavoro della Regione Piemonte, Gianna Pentenero, che auspica una conclusione del percorso entro il mese di aprile. Secondo le stime sindacali circa trenta lavoratori sarebbero interessati all'incentivo all'esodo di 60.000 euro lordi proposto dall'azienda a chi si dimetterà entro aprile.
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