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12 Febbraio 2018 - 11:41
Sul Dado di via Milano sono due le cose che il vicesindaco Elena Piastra vuole dire chiaramente.
La prima fa riferimento alle ordinanze di chiusura: “Se le ho firmate è perchè c’erano dei seri problemi strutturali. E’ venuto giù un pezzo di controsoffitto in una stanza in cui dormivano due bambini e sarebbe stato singolare scappare dalla Siria per poi venire a morire a Settimo..”. La seconda è sull’ipotesi di demolizione dell’edificio per poi valorizzare l’area magari vendendola ad un privato. “Dovesse mai capitare una cosa del genere - ci dice - vorrà dire che m’incateno pure io insieme a Felice Scavone...”.
Insomma se c’è una cosa che a Piastra dà fastidio è che si metta in dubbio la verità su quel che ha già dichiarato più e più volte. “Il Dado è ubicato in un’area vincolata al sociale dal prgc - ribadisce - Ho fatto una proposta per la sua trasformazione. E io ci vedo una decina di mini alloggi ad uso dei giovani che non possono permettersi una casa. Anche le residenzialità fragili sono un problema sociale...”.
S’aggiunge la notizia dell’ultima ora. Forse, nel bilancio che presto approderà in consiglio ci sono i 200 mila euro necessari per sistemare tutte le magagne...
Insomma, il “tormentone”, scatenato dal consigliere comunale Felice Scavone, continua.
“Piastra può dire quel che vuole - insiste Scavone - ma io ho deciso che su questo argomento non faccio un passo indietro neanche se me lo ordina il dottore... Ormai me lo sogno pure di notte: un bel palazzo di 30 piani, al posto dei rom e dei profughi ”.
“Non ci prendiamo in giro - sgrana ancora gli occhi Scavone - Il Dado è stato chiuso per una infiltrazione dal terrazzino ma ancora non si è capito chi è che avrebbe avuto il compito di vigilare. Lo dico ancora una volta. Voglio tutelare, costi quel che costi, il buon nome del benefattore Cesare Benedetto. Ha donato al comune beni immobili per oltre 4 milioni di euro, con l’impegno di un utilizzo sociale. Non accetterò mai che si faccia altro....”.
l.l.m.
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