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20 Ottobre 2017 - 11:20
Corgiat Aldo
Estate del 2016. Sui giornali, per qualche giorno, di altro non si parla che della paventata revoca di Ativa, degli abbonamenti agevolati in vigore sulla tangenziale di Torino.
Considerando che si discuteva (e peraltro ancora si sta discutendo) anche del rinnovo della concessione autostradale e della tangenziale di Torino, la vicenda finisce per porre in risalto, l’antico e mai risolto problema della liberalizzazione: obiettivo fortemente (e giustamente) sostenuto dai sindaci della prima cintura torinese. Ma c’è una cosa che pur passando sempre in sordina “investe” tutti gli utenti diretti a Torino e provenienti per esempio dal Canavese. Se utilizzano l’autostrada e escono allo svincolo di corso Giulio Cesare, pagano la tangenziale, anche se non la utilizzano. Per evitarlo dovrebbero obbligatoriamente uscire al casello di Settimo Torinese. A chiederne la liberalizazione, con una lettera inviata a mezzo mondo, ci pensa, in quei giorni, il sindaco di Bollengo e ex assessore regionale Luigi Sergio Ricca. Ativa fa orecchie da mercante. Fanno orecchie da mercante anche il sindaco di Torino Chiara Appendino (che è anche sindaco della Città Metropolitana) e l’assessore regionale ai trasporti Francesco Balocco .
“So bene – scriveva loro Ricca – che i pedaggi servono a sostenere gli investimenti, ma ritengo iniquo il fatto che si faccia pagare anche chi non utilizza una infrastruttura… Basterebbe semplicemente trovare una soluzione tecnica per separare il traffico che prosegue verso la tangenziale…”.
E dei cittadini di Ivrea, guarda un po’, costretti a pagare l’autostrada e, pure, la tangenziale, se n’era occupato, nel giugno del 2014, pure l’ex sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat, raccogliendo la lamentela di un cittadino esasperato.
“Io, cliente della A5 che entro al casello di Ivrea ed esco a Torino alla prima uscita disponibile (corso Giulio Cesare) – scriveva Luigi Vezza – devo pagarmi oltre al pedaggio autostradale anche la tariffa della tangenziale”.
E Vezza trovava inaccettabile che si utilizzasse (per il pagamento della tangenziale) la stessa barriera con la quale chi arriva da Aosta deve pagare per uscire a Torino.
“Dovete dare la possibilità agli utenti di uscire alla prima uscita utile di Torino e pagare il giusto! Poi se la mia scelta è prendere la tangenziale, pago e ne usufruisco. Come avviene sulla To/Mi” si raccomandava facendo notare che la maggior parte dei torinesi per la tangenziale non pagano un centesimo e entrano ed escono tra i caselli liberamente!
In appendice Vezza ci aggiungeva una polemica sul continuo aumento delle tariffe a suo dire ingiustificato ( “Ativa approfitta un pochino di tutte le persone facoltose che vogliono raggiungere le località sciistiche ma l’autostrada è anche quotidianamente utilizzata dai pendolari o da chi fa spola tra il Canavese e il capoluogo per motivi di salute!”).
Per tutta risposta Ativa, si limitò ad “archiviare il reclamo”, sostenendo che “la tariffa autostradale applicata era strettamente e direttamente collegata ai costi per investimenti, manutenzione e gestione, nonché alle imposte a favore dello Stato, il tutto secondo rigorosi piani finanziari aggiornati periodicamente e sottoposti all’approvazione dell’Amministrazione concedente“. Il Responsabile della Gestione Reclami della società, consigliò inoltre a Vezza di “utilizzare l’uscita del casello di Settimo Torinese” che gli avrebbe permesso “di entrare direttamente in Torino, percorrendo un breve tratto di viabilità ordinaria, senza nessun pedaggio per la Tangenziale“.
Bella roba ….
“In assenza di un intervento di riordino delle politiche tariffarie e della mobilità (pubblica e privata) in ambito provinciale non ha senso parlare di nuova città metropolitana“, commentava esausto Aldo Corgiat. Una battaglia persa? No! A quanto pare solo rinviata...
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