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19 Ottobre 2017 - 10:20
La storia della psichiatria a Settimo rischia una pesante battuta d’arresto. Oggi, martedì 17 ottobre, l’associazione “+ Diritti” sarà impegnata in un presidio organizzato sotto la sede del Consiglio Regionale, in via Alfieri a Torino, per chiedere alla Regione di rimodulare il Dgr 29, la delibera con cui si riorganizzeranno le modalità di assistenza e cura dei pazienti seguiti dai centri di salute mentale. Nelle nuove linee programmatiche compaiono tre livelli di assistenza. Manca però la definizione di quelli che vengono definiti “gruppi appartamento”, dei luoghi “protetti” in cui i pazienti hanno la possibilità ritornare gradualmente ad avere una vita normale, un progetto ben riuscito a Settimo. E’ l’applicazione perfetta della legge Basaglia che chiuse definitivamente i manicomi e istituì il trattamento sanitario obbligatorio, insieme al servizio di salute mentale.
La revisione prevista dalla nuova delibera prevede tre livelli: uno intensivo, uno estensivo e uno più “blando”, sempre in strutture residenziali con personale sanitario. Ma le comunità di questo tipo sono spesso distanti dai centri abitati e si rischia di isolare i pazienti.
A Settimo sono attivi 16 gruppi appartamento per un totale di 52 ospiti. Sembrano numeri piccoli, ma in realtà il “peso” di questo servizio è enorme. In questi “gruppi appartamento” si può ritornare a vivere, passo dopo passo, seguiti da specialisti e da operatori qualificati. Settimo è una città considerata un punto di riferimento, un’eccellenza a livello nazionale, proprio questa possibilità di intraprendere un percorso terapeutico senza essere allontanati dalla propria famiglia. Significa superare anche lo stigma, la percezione negativa della società di fronte a questo tipo di patologie. Significa riacquistare dignità e fiducia in se stessi. Se questi gruppi appartamento saranno chiusi, i pazienti potrebbero tornare a casa così, da un momento all’altro. E sarebbe uno shock. Il rientro tra le mura di casa condizionerebbe anche la vita degli altri familiari, costretti a mutare le abitudini più semplici come, ad esempio, andare al lavoro.
L’esigenza di scendere in piazza è determinato dall’accelerazione mostrata dalla Regione per applicare questo Dgr29, rimasto bloccato dai ricorsi recentemente respinti dal Tar . “Non capisco tutta questa fretta da parte della Regione – dice Caterina Greco, una socia fondatrice dell’associazione + Diritti - . Stiamo parlando di un settore molto particolare e delicato. Non si può dire: adesso li chiudiamo e poi li riapriamo. Nella mia esperienza, so che quando si chiude un servizio diventa complicato farlo ripartire. A Settimo, il servizio funziona, è un sistema collaudato che ha dato risultati positivi. Molti pazienti hanno riacquistato la piena autonomia grazie ai gruppi appartamento. Piuttosto, era necessario potenziare il Centro di Salute Mentale. Serviva una riorganizzazione del sistema, ma non in questi termini. Questa è una materia in cui non si può generalizzare”.
Il presidio comincerà alle 9,30 di martedì 17 ottobre: la speranza è quella di essere ascoltati dalla giunta regionale.
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