AGGIORNAMENTI
Cerca
05 Luglio 2017 - 11:38
Cinque persone erano state iscritte nel registro degli indagati, in tre erano state rinviate a giudizio per la morte di Tito Traversa, il dodicenne campione di arrampicata precipitato da un’altezza di 20 metri il 5 luglio del 2013 a Orpierre, in Francia, dopo tre giorni di coma passati in ospedale.
Il processo, in tribunale a Torino, si è aperto mercoledì scorso.
Il pm Francesco La Rosa così come già prima di lui Raffaele Guariniello ha ritenuto potenzialmente responsabili di omicidio colposo sia l’istruttore Nicola Galizia, sia Carlo Paglioli della Aludesign, sia Luca Giammarco, legale rappresentante della Bi-Side, la palestra di Torino che aveva organizzato la gita in Francia.
Nel corso delle tre udienze preliminari, gli imputati avevano cercato di alleggerire la propria posizione, respingendo ogni responsabilità.
“Voglio soltanto verità e giustizia per mio figlio”, aveva tuonato Giovanni Traversa, il papà di Tito.
“L’unico interesse del padre di Tito è che si restituisca verità al dramma che li ha travolti”, aveva commentato il suo avvocato Paolo Chicco. “Da troppe parti – aveva aggiunto Chicco – sono stati espressi giudizi improvvisati e disinformati. Abbiamo assoluta fiducia nel lavoro che il procuratore e i suoi esperti hanno svolto e siamo certi che riusciranno a fare piena luce su quanto e successo e sulle rispettive responsabilità”.
Duro anche il commento dell’avvocato Franca Sapone che rappresentava la mamma: “È vergognoso che non ci sia stata l’assunzione di responsabilità da parte di nessuno degli imputati, come se a uccidere Tito fosse stata una tragica fatalità”.
Il magistrato torinese aveva deciso di iscrivere le tre persone nel registro degli indagati dopo avere ricevuto la relazione della géndarmerie di Gap in Francia, che indagava sull’accaduto, le cui conclusioni coincidevano con quelle dei suoi consulenti.
Il titolare dell’azienda produttrice dei gommini, che ha sede in Lombardia, è indagato in quanto nella confezione non erano presenti istruzioni per il montaggio. Il responsabile della società B-Side deve rispondere dell’organizzazione della spedizione a Orpierre, dove era in programma la manifestazione sportiva. L’istruttore è chiamato a rendere conto dell’omesso controllo sul corretto montaggio dell’attrezzatura.
La ricostruzione
In base alle ricostruzioni Tito Traversa, al momento della tragedia, aveva appena concluso la scalata di una parete di 20 metri. Aveva fissato una fune a una decina di moschettoni per intraprendere la discesa, ma otto di questi hanno ceduto facendolo precipitare nel vuoto. Le indagini hanno portato a scoprire che l’attrezzatura, prestatagli da una compagna di squadra, non era stata montata in modo corretto. La fettuccia di sicurezza infatti, anziché ai moschettoni metallici, era ancorata ai soli gommini che servono a evitare che i moschettoni ruotino.
Alta Provenza
Nell’Alta Provenza l’arrampicata, il cosiddetto free-climbing, è di casa, uno sport che attrae molti appassionati. Il giovane Tito era uno di questi. Era partito da Torino tre giorni prima con il gruppo torinese B-side, del quale faceva parte da tempo. Con i suoi istruttori era andato a Orpierre per partecipare a una gara di arrampicata, una bazzeccola per uno che, a soli 12 anni, aveva già conquistato il titolo sia italiano sia mondiale di arrampicata libera. Quel giorno a Orpierre, però, non utilizzò la sua normale attrezzatura, ma quella prestatagli da una amica. Ed è lì, in quella attrezzatura, che secondo i pm vanno cercate le cause e le responsabilità della tragedia.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.