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12 Gennaio 2017 - 14:30
Li ha fatti uccidere dal suo migliore amico per le troppe reprimende legate ai brutti voti a scuola e che potevano portarlo alla bocciatura ma anche per un piercing negato.
E’ questa la motivazione di fondo che ha portato Riccardo Vincelli, 16 anni, ad assoldare per 80 euro Manuel “Mawe” Sartori, di 17 anni, con la promessa che, a delitto compiuto, ne avrebbe avuti altri mille.
E’ stato quest’ultimo ad ammazzare a colpi d’ascia Salvatore Vincelli, 59 anni, e Nunzia Di Gianni, 45 anni, nell’abitazione di famiglia, a Pontelangorino, tra Ferrara e Comacchio.
Salvatore è stato ucciso in garage, Nunzia in cucina. Lui dopo tre colpi, lei dopo sei. Entrambi con dei sacchetti di plastica in testa.
I due erano i titolari del ristorante “La Greppia” di San Giuseppe di Comacchio. Un’avventura lavorativa iniziata una decina d’anni fa non appena avevano lasciato Venaria.
Perché Salvatore, pur essendo nato a Moncalieri, si era trasferito nella Reale in corso Machiavelli quando era poco più che ventenne, iniziando a lavorare nel centro cottura di corso Cuneo, quello che preparava le pietanze per le scuole del territorio e per molte mense del territorio, ma anche per Torino e provincia.
Ed è lì che aveva conosciuto Nunzia, nata invece proprio a Venaria. Ed è lì che era sbocciato il loro amore e che ha portato Salvatore a lasciare la sua prima moglie per poi, qualche anno dopo, abbandonare la Reale e trasferirsi nei lidi ferraresi per ricominciare una nuova vita.
Solo poche settimane fa, i due erano venuti a Torino per ritrovare gli amici di un tempo, per una pizza in compagnia e la promessa strappata di tornare quanto prima, nonostante gli impegni lavorativi.
E invece quella promessa non potrà essere mantenuta, perché il figlio ha deciso diversamente.
Stante la confessione fatta davanti al procuratore capo della Procura di Ferrara, Bruno Cherchi, Riccardo Vincelli ha deciso di agire nella notte fra lunedì e martedì dopo l’ennesimo litigio avuto con la mamma Nunzia. Perché lunedì mattina i due genitori si erano recati a scuola ed avevano scoperto che la situazione scolastica era davvero compromessa nonostante mancasse un intero quadrimestre al termine.
E così, forse già nel pomeriggio, Riccardo va in garage a prendere l’ascia che il padre usava per fare la legna. La porta in cameretta ed attende che arrivi “Mawe” per passare la sera assieme. Poi, quando entrambi i genitori stavano dormendo, il delitto viene compiuto, con i due che non hanno avuto modo di reagire né di capire cosa stesse accadendo.
Gli inquirenti trovano le impronte delle scarpe del 17enne sopra la coperta del letto matrimoniale, segno che i due hanno faticato non poco a trascinare via i due corpi. Alla fine riescono solo a portare in garage Salvatore, mentre Nunzia la lasciano nel letto.
All’alba i due ragazzi gettano l’arma del delitto in un canale. Verso l’ora di pranzo, Riccardo Vincelli torna a casa e chiama i carabinieri e con loro pure la zia, per tentare di avere un alibi.
Tutto inutile. Perché dopo un interrogatorio durato dieci ore, entrambi confessano. E per loro si aprono le porte del carcere minorile di Ferrara.
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