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SALERANO. Suore costrette a lasciare il paese, il comune scrive a Bergoglio

Le suore lasciano Salerano. Una decisione calata dall'alto. In questi mesi a nulla sono servite le telefonate, le mail, le richieste di incontro, presentate dai comuni di Salerano e di Samone. Basta. La Madre Provinciale, Suor Maria Teresa Devoto, ha deciso di spostare le tre sorelle nonostante la loro forte volontà di rimanere nella sede di Salerano, presso la casa parrocchiale. Il sindaco Elio Ottino e la sua vice Tea Enrico, nel mese di febbraio, appena lo hanno saputo, hanno chiesto appuntamento al Vicario, che li ha accolti un sabato mattina, il quale ha riferito che ne parlerà col Vescovo, ed ha chiesto a sua volta di inoltrare una lettera, non come comuni ma come comunità. Sono passati due mesi. Nessuna risposta. Nel frattempo, però, è arrivata la lettera definitiva da parte della Madre Provinciale la quale annuncia l'addio per il mese di ottobre, che metterebbe così fine ad una presenza ultra quarantennale. A questo punto, nei giorni scorsi, gli amministratori, a nome delle due comunità, hanno deciso di inoltrare un appello direttamente al Santo Padre Bergoglio. "Nell'anno del Giubileo – domandano - non dovremo essere tutti più misericordiosi, avere la capacità di aprire una porta?". La lettera, inoltrata il 12 aprile, sottolinea quanto la struttura venga gestita "con tanta cura, amore, dedizione e misericordia da Suor Giovanna, Suor Carla e Suor Angela", non più persone di giovane età ma, autonome, presenti, attive, amate da tutti in paese, riconosciute, rispettate, che hanno saputo "ricostruire il senso di comunità che nel tempo era andato offuscandosi" e che hanno costituito, soprattutto, "una insostituibile certezza per le fasce più deboli della società che inesorabilmente in questi ultimi anni sono andate via via aumentando". "Il nostro accorato appello – scrivono Tea Enrico, Monica Passuello e Susanna Ponte, a nome della comunità - è rivolto soprattutto per queste ultime che all’improvviso si troverebbero di fronte ad ulteriori difficoltà a causa di una decisione, a nostro sommesso avviso, intempestiva precipitosa ed immotivata". "Ciò che stiamo vivendo - aggiungono - è una realtà molto sgradevole e spiacevole che ci pone di fronte a diversi interrogativi sul significato della parola Misericordia". Per rafforzare le richieste, si sarebbero dovute unire, come accennavamo, altre due lettere: una preparata dal Vescovo, Monsignor Edoardo Cerrato e una dal Parroco Don Giancarlo Boffa. "Sono passati circa 40 giorni. Ad oggi da parte del Vicariato un silenzio che vorremmo definire “assordante” - prosegue la lettera -. Da allora i diversi tentativi di contatto sono andati vani, e possiamo senza dire asserire, non certo per colpa nostra. Inoltre, proprio perché attendavamo di ricevere quanto promesso, anche la nostra lettera non è mai partita. Purtroppo, nel frattempo, abbiamo appreso della definitiva decisione assunta: le nostre tre sorelle in autunno verranno spostate, oseremmo quasi dire “sfrattate” ma, la cosa peggiore secondo noi, sarà il loro essere separate. Per le due sorelle più anziane la destinazione sarà una casa di riposo. Per la sorella più giovane un luogo lontano dal nostro Canavese, dove sarà persino impossibile pensare di andare a trovarla". A Bergoglio la richiesta di mandare un segnale. "Siamo qui a scriverle – è l'appello - per perorare con Lei la nostra causa. Siamo qui perché crediamo nel miracolo. Perché crediamo che ogni dono di Dio, anche quello delle nostre Suore, sia per la nostra comunità dono prezioso, se non indispensabile".
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