Il curatore fallimentare della Telis, azienda specializzata nella riparazione di cellulari, dichiarata fallita dal tribunale di Roma il 6 luglio, avrebbe ricevuto alcune proposte per la vendita degli stabilimenti situati nel sud Italia ed è gia pronto un bando con scadenza 26 agosto. Lo ha reso noto lo stesso curatore fallimentare nel corso di una riunione tenutasi venerdì scorso presso il Ministero dell’Economia. Allo stato attuale il problema più grosso resta comunque quello di attivare al più presto gli ammortizzatori sociali per i 167 addetti del Canavese e i 130 di Roma e di Pagani, in provincia di Salerno, in modo da garantire la continuità nel sostegno al reddito, assicurato dalla cassa integrazione in deroga, attiva fino al 5 luglio, cioè dal giorno prima la dichiarazione di fallimento. “Ci auguriamo di trovare una convergenza per evitare i licenziamenti in tronco – commenta Fabrizio Bellino della Fiom-Cgil – il fatto che alcune attività dell’azienda possano interessare ad eventuali acquirenti, aprirebbe la porta alla cassa integrazione per tutti i lavoratori”. Sarà vero? Come si sa, negli ultimi due anni non s’è mai risolto nulla e non ci si più risollevati da quando sono venute a mancare le commesse di Telecom. Telecom? Già Telecom! E c’è guarda caso ancora Telecom in un altro tavolo di crisi riguardante l’Olivetti (ancora attiva nella produzione di stampanti per le Poste e per le Banche) suo è infatti il piano industriale che praticamente cancellerebbe dalla faccia della terra la storica azienda di Adriano incorporandola nella “Telecom Italia digital Solutions”. Si sta trattando ad oltranza e la scorsa settimana lo si è fatto pure nella sede di Confindustria Canavese. Telecom non si è spostata di un millimetro e ha confermato i numeri degli esuberi: 322 dipendenti, su un totale di 538, di cui circa 220 passerebbero a Telecom, mentre gli altri verrebbero liquidati o pensionati. Le parti s’incontreranno nuovamente ai primi di settembre. E non è ancora finita qui. A raccontarci un mondo in cui è ormai scarsa la considerazione che si ha degli operai, ci sono le disavventure degli addetti al reparto 187 di Comdata Spa. Da mesi stanno manifestando contro le impossibili condizioni in cui sono costretti a lavorare. L’Azienda per tutta risposta ha detto ai Cobas che una sigla non basta per mettersi a contrattare. Ha aggiunto“che non è un suo problema occuparsi di come vivono i lavoratori”. "E’ una risposta di diniego al confronto irricevibile e infondata – commentano i sindacati -, quando l’Azienda ha ritenuto di volerlo fare, ha sempre partecipato a incontri con una o solo alcune organizzazioni. Per noi e per i Lavoratori queste condizioni di lavoro non vanno bene. Non ci sono stagioni migliori per rivendicare migliori condizioni di lavoro.". Unica notizia positiva in questa estate rovente arriva da Dayco. Ha promesso e l’ha messo nero su bianco che investirà quattro milioni di euro nell’azienda di San Bernardo d’Ivrea dove lavorano 560 persone. L’intenzione è di non delocalizzare nessuna delle produzioni in netto contrasto con le voci che per mesi hanno dato per imminente il trasferimento della produzione in India e in Polonia, dove la mano d’opera costa meno.
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