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Torino in fiamme, Lo Russo in silenzio: brucia un’auto a Regio Parco

Una Fiat Panda incendiata nella notte tra via Ghedini e via Sempione riaccende la paura dei residenti. La consigliera Verangela Vera Marino attacca: non è percezione, è una città fuori controllo mentre il sindaco continua a minimizzare

Torino in fiamme, Lo Russo in silenzio: brucia un’auto a Regio Parco

Torino in fiamme, Lo Russo in silenzio: brucia un’auto a Regio Parco

È l’una e mezza di notte quando una Fiat Panda parcheggiata tra via Ghedini e via Sempione, nel quartiere Regio Parco, prende fuoco. Non un cortocircuito di periferia, non un episodio isolato: l’ennesimo tassello di una città che ormai brucia – in tutti i sensi – mentre da Palazzo Civico continuano a rassicurare che “va tutto bene”. Le fiamme illuminano la strada come un sinistro faro sulla Torino che il sindaco Stefano Lo Russo continua a raccontare come moderna, europea, vivibile. Peccato che nei fatti, alle due del mattino, l’unica Europa che si vede in queste zone è quella delle sirene blu che rimbalzano tra i palazzi.

Le cause dell’incendio sono ancora da accertare, ma un dato è certo: nel quartiere Regio Parco, dove la normalità è diventata una parola vintage, la gente non si chiede più cosa sia successo ma quando succederà di nuovo. A pochi metri dalla vettura incendiata si trova un asilo nido: una vicinanza che basterebbe – in qualsiasi città normale – a far scattare un campanello d’allarme politico. Ma a Torino no, perché qui ormai si vive in un gigantesco esperimento sociale in cui ai cittadini si chiede di sopportare tutto, sempre, comunque.

Sul posto arrivano Polizia di Stato e Vigili del Fuoco, che spengono le fiamme e restituiscono un minimo di decoro alla scena. E il sindaco? Silenzio. Al massimo un comunicato generico il giorno dopo, qualche frase di circostanza, un richiamo alla “percezione della sicurezza” da risolvere con un festival, un tavolo, un hashtag. Intanto la realtà continua a mostrare, notte dopo notte, quanto Torino sia scivolata in una deriva che molti non osano più denunciare.

A farlo, invece, è la consigliera di circoscrizione Verangela Vera Marino, capogruppo di Fratelli d’Italia, che racconta l’episodio e demolisce in poche righe la narrazione ottimista della sinistra torinese. «Mentre qualcuno di sinistra continua a parlare di percezione, i residenti di questo quartiere continuano H24 a fare i conti con la realtà», afferma. Una realtà fatta di incendi, occupazioni abusive, baby gang, spaccio, degradato urbano e cittadini lasciati soli a fronteggiare problemi che non sono più eccezioni ma routine.

Marino esprime solidarietà al proprietario dell’auto e rilancia un concetto che in città rimbalza sempre più spesso: Torino è fuori controllo. Non è solo Regio Parco: da Barriera a San Salvario, da Aurora a Mirafiori, la città sembra sfuggire dalle mani della sua amministrazione. «Questo quartiere deve essere liberato da baby gang e delinquenti nomadi che creano continui problemi di ordine pubblico, rendendo infernale la vita delle famiglie», denuncia.

Infernale, appunto. Un aggettivo che stride con le foto patinate diffuse dal Comune, con gli slogan su “Torino che cambia”, con la narrazione di una città attrattiva, dinamica, sicura. La verità, nuda e cruda, è che mentre Lo Russo parla di “visione”, la gente parla di sopravvivenza quotidiana. E mentre il sindaco annuncia grandi progetti, i cittadini si chiedono semplicemente se l’auto che parcheggiano la sera sarà ancora lì al mattino.

Marino chiude ringraziando Polizia di Stato e Vigili del Fuoco, gli unici che – pur con organici ridotti e turni massacranti – continuano a fare ciò che il Comune non riesce più a garantire: sicurezza, presenza, ordine. L’incendio della Panda è solo l’ultimo episodio di una città che scricchiola, dove la distanza tra le dichiarazioni istituzionali e la vita reale è diventata un canyon.

Insomma, Torino continua a parlare di sé non per meriti, ma per emergenze. E mentre la politica discute di percezioni, la realtà – quella vera – continua a bruciare. Come questa notte. Come troppe altre notti.

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