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Cronaca
06 Dicembre 2025 - 08:57
Dna sull’auto rubata a Carignano: un dettaglio collega un torinese alla "banda palermitana" delle rapine (immagine di repertorio)
Un particolare quasi impercettibile, un residuo biologico rimasto su un’auto rubata e poi abbandonata, diventa ora l’elemento che potrebbe cambiare il peso dell’indagine sulle due rapine armate messe a segno nel Torinese nel 2024. I Ris di Parma hanno isolato un profilo genetico che, secondo gli accertamenti, corrisponderebbe a un torinese di 48 anni con precedenti per reati contro il patrimonio. L’uomo è stato denunciato come presunto basista della banda palermitana già colpita dagli arresti dello scorso aprile. È un passaggio che non chiude il caso, ma aggiunge un tassello delicato alla ricostruzione della rete logistica che avrebbe sostenuto il gruppo.
Nel febbraio 2024 il commando fece irruzione nella filiale della Banca dei Territori del Monviso di Osasio. I rapinatori, con il volto coperto, immobilizzarono dipendenti e clienti usando fascette di plastica per polsi e caviglie, rinchiudendoli nel bagno e fuggendo con il contante. Un mese dopo, a Moncalieri, nella filiale del Banco di Desio, lo schema si ripeté con precisione quasi sovrapponibile: armi in pugno, tempistiche rapide, minuziosa gestione degli ostaggi. Il bottino complessivo superò i 110 mila euro.
La prima svolta arrivò in primavera, quando le immagini della videosorveglianza e le analisi investigative condussero all’arresto di cinque uomini arrivati dalla Sicilia per colpire il territorio torinese. Gli inquirenti avevano individuato un possibile appoggio locale, qualcuno in grado di fornire un luogo sicuro nelle ore precedenti e successive ai colpi. Una presenza discreta, lontana dalle telecamere delle rapine, ma essenziale per assicurare movimenti e coperture.
Ed è proprio su quel presunto supporto che si concentra il nuovo sviluppo. L’auto rubata utilizzata dal gruppo, ritrovata a Carignano, è diventata una scena del crimine secondaria ma decisiva. I Ris hanno isolato una traccia biologica, estrapolato un profilo genetico e collegato quell'identità al 48enne torinese ora denunciato. La presenza del suo DNA non basta, da sola, a definire un ruolo, ma rafforza l’ipotesi investigativa di un basista che avrebbe messo a disposizione logistica, contatti e appoggi.
Le indagini puntano ora alla struttura della rete che avrebbe sostenuto i rapinatori. In casi come questo il ruolo dei complici esterni, pur meno esposto, diventa spesso determinante: abitazioni temporanee, auto, percorsi di fuga, osservazioni preliminari sugli obiettivi. La prova scientifica, in questo scenario, rappresenta lo strumento capace di legare i singoli nodi del gruppo, integrando gli elementi raccolti attraverso tracciamenti, pedinamenti e analisi dei movimenti.
Il quadro non è ancora definitivo. La presunzione di innocenza resta piena e il 48enne non è destinatario di misure restrittive: la sua posizione sarà valutata dall’autorità giudiziaria nei prossimi passaggi. Gli approfondimenti tecnici sull’automobile, le conferme sui contatti e l’incrocio con quanto già emerso dagli interrogatori degli arrestati saranno determinanti per delineare ruoli e responsabilità.
Le due rapine di Osasio e Moncalieri, fin dall’inizio, avevano mostrato un livello di preparazione superiore alla media dei colpi seriali registrati negli ultimi anni in provincia. La ricostruzione della “catena” organizzativa è il vero obiettivo degli inquirenti, più ancora del singolo episodio. L’indicazione fornita dal DNA orienta l’indagine verso un ambito più ampio, quello del supporto logistico locale, ormai ritenuto cruciale per chi arriva da fuori regione e punta a colpire in modo rapido e coordinato.
Il fascicolo, oggi, è in una fase in cui ogni nuovo elemento può cambiare l’equilibrio dell’inchiesta. La denuncia del presunto basista, in questo senso, è meno una conclusione che un punto da cui ripartire. Le responsabilità saranno stabilite nelle sedi previste, ma l’indagine su come la banda si sia mossa nel Torinese entra ora in una fase ancora più precisa. La scienza, questa volta, ha parlato prima degli uomini.

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