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Cronaca

Italia sotto assedio dopante: maxi blitz dei Nas in 40 province svela la rete del bodybuilding illegale

Operazione dei Nas coordinata dalla Procura di Savona, decine di perquisizioni da Nord a Sud

Italia sotto assedio

Italia sotto assedio dopante: maxi blitz dei Nas in 40 province svela la rete del bodybuilding illegale

Non è un’inchiesta qualsiasi, quella che oggi ha messo in movimento i Nas di Torino e Genova in un’operazione coordinata dalla Procura di Savona. Il traffico di farmaci dopanti, da anni nascosto tra palestre, circuiti amatoriali e gruppi sempre più strutturati legati al bodybuilding, emerge ora con un mosaico di nomi, province, relazioni e flussi sospetti che attraversano l’Italia intera. Più di sessanta decreti di perquisizione sono stati eseguiti contemporaneamente in 40 province, dal Piemonte alla Sicilia, segno di un’indagine che punta a scardinare un sistema molto più ampio del semplice scambio tra “appassionati”.

Gli investigatori hanno lavorato senza sosta per acquisire confezioni di farmaci, ordini, documentazione digitale, telefoni e tutto ciò che possa ricostruire una catena di approvvigionamento che, secondo gli inquirenti, non si limiterebbe più alla piccola distribuzione. La rete coinvolge soggetti che frequentano palestre, ambienti agonistici minori o gruppi che operano nell’ombra dei circuiti sportivi, in una zona grigia dove le sostanze dopanti circolano con una facilità preoccupante.

Il coinvolgimento della sezione Criptovalute dell’Arma Antisofisticazione monetaria indica con chiarezza la direzione: una fetta del commercio illecito si sarebbe spostata verso pagamenti digitali difficili da tracciare, segnando un salto di livello nell’organizzazione del traffico. Non più scambi rudimentali, ma transazioni studiate per sfuggire ai sistemi di controllo, con una logica quasi “industriale” nella gestione degli ordini e nella scelta dei canali di spedizione.

Le province interessate coprono praticamente l’intero Paese. L’elenco comprende territori eterogenei come Alessandria, Bologna, Cagliari, Como, Cuneo, Genova, Lecce, Milano, Monza, Padova, Parma, Pescara, Roma, Sassari, Siena, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza, insieme a molte altre aree in cui i carabinieri stanno ancora rastrellando materiale utile all’indagine. Una mappa che fotografa l’espansione nazionale del fenomeno: non un caso isolato, ma una rete complessa, distribuita e capillare.

L’operazione arriva in un momento in cui il mercato nero dei dopanti sta cambiando forma. La disponibilità di prodotti acquistati attraverso canali esteri, unita alla crescente richiesta in alcuni segmenti del fitness competitivo, ha creato un terreno fertile per traffici sempre più remunerativi. I Nas osservano da tempo l’aumento di spedizioni sospette, l’uso di farmaci veterinari riciclati per uso umano, la vendita di anabolizzanti senza alcuna garanzia sanitaria, gestita spesso da intermediari che nulla hanno a che fare con lo sport.

Il bodybuilding, del resto, è uno dei settori in cui l’uso improprio di sostanze anabolizzanti ha segnato una trasformazione culturale drammatica negli ultimi anni. Dai forum online ai gruppi chiusi, dalle consulenze “fai da te” ai cicli diffusi come routine di preparazione, l’ipercompetitività e il culto dell’immagine hanno alimentato un mercato parallelo sempre più spregiudicato. Il blitz di oggi non fa che confermare una deriva già nota agli esperti di antidoping, che da tempo invocano controlli più larghi e coordinati anche nell’area non professionistica dello sport.

Gli investigatori, ora, dovranno mettere insieme la mole di materiale sequestrato, incrociare dati, analizzare chat e movimenti digitali, verificare la provenienza delle sostanze e chiarire se all’interno dell’organizzazione esistano figure di riferimento con ruoli stabilmente dedicati all’approvvigionamento o alla distribuzione. Un lavoro complesso che potrebbe aprire la strada a una seconda fase dell’indagine, più ampia di quella che oggi ha fatto scattare le perquisizioni.

In attesa degli sviluppi giudiziari, resta il quadro di un traffico che continua a crescere in silenzio, alimentato da promesse di performance rapide e da una cultura dell’eccesso che piega la salute alla logica del risultato. L'operazione dei Nas rappresenta un segnale chiaro: il fenomeno non è più circoscritto e richiede un contrasto deciso, coordinato e costante.

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