Cerca

Torino, assolto Silvio Viale dall'accusa di violenza sessuale: si chiude la controversa vicenda giudiziaria

Il Tribunale di Torino assolve Silvio Vitale: sentenza che chiude una lunga vicenda giudiziaria ma rilancia il dibattito su inviolabilità del corpo femminile, etica medica e ruolo del consenso.

Silvio Viale

La notizia era attesa e ha messo la parola fine su una vicenda giudiziaria che per anni ha infuocato il dibattito pubblico e acceso i riflettori su temi molto delicati come l'inviolabilità del corpo femminile e l'etica della professione medica. Il Tribunale di Torino ha assolto il noto ginecologo e consigliere comunale in carica, Silvio Viale, dall'accusa di violenza sessuale perché "il fatto non costituisce reato". La sentenza, pronunciata con rito abbreviato,  è arriva al termine di un processo che vedeva contrapporsi il medico e tre coraggiose pazienti che avevano deciso di denunciare.

Il momento dell'uscita dall'aula è stato carico di emotività. Silvio Viale, affiancato dal suo legale, l'avvocato Cosimo Palumbo, ha voluto esprimere davanti alle telecamere la propria gioia per la sentenza, ma anche una venata amarezza.

"Si chiude positivamente una vicenda dolorosa. Sono contento, anche se amareggiato. Ero convinto di non aver fatto nulla," ha commentato Viale.

Il medico, visibilmente toccato, ha sottolineato come l'imputazione non fosse rivolta solo a lui, ma rappresentasse un potenziale attacco all'intera categoria professionale e alla pratica stessa della visita ginecologica. Viale si è detto convinto che una condanna avrebbe potuto costituire un grave precedente. La commozione è poi giunta nel ringraziare la moglie e la figlia per il sostegno incondizionato ricevuto durante gli anni più lunghi e difficili del procedimento penale.

Dall'altra parte, le avvocate delle tre pazienti, Benedetta Perego e Ilaria Sala, pur rispettando la sentenza emessa dal Tribunale in attesa di leggerne le motivazioni, hanno voluto sottolineare ancora una volta il coraggio delle persone offese per essersi rivolte all'Autorità Giudiziaria, non avendo timore di eventuali, ma certamente pronosticabili derive mediatiche della vicenda.

Il loro commento ha messo in luce una battaglia che va oltre il singolo processo a carico di Viale: "Pur non potendo essere soddisfatte del risultato di oggi, speriamo che questa sentenza possa quantomeno contribuire a definire che cosa possa o non possa essere subito da una donna, anche in occasione di una visita medica." Le legali hanno inoltre espresso un sentito auspicio riguardo la possibilità intraprendere un "percorso a piccoli passi" per "cambiare una cultura che ancora oggi fatica a riconoscere l’inviolabilità del corpo delle donne".

Per comprendere meglio la portata di questa sentenza, è fondamentale conoscere il profilo dell'imputato. Nato a Cuneo nel 1957, Silvio Viale è una figura di spicco nel panorama politico e sociale non solo a livello provinciale, ma anche nazionale.

Dopo gli inizi nella Sinistra Studentesca e in Lotta Continua, Viale si è laureato e specializzato in ginecologia, lavorando poi presso l'Ospedale Sant’Anna di Torino. È proprio in questa branchia della medicina che la sua figura è diventata celebre in Italia, in particolare per il suo impegno pionieristico sui temi della contraccezione e della libertà di scelta. Nel 2005, ha avviato la sperimentazione della pillola RU-486 (la pillola abortiva), somministrando il farmaco a oltre mille donne in un anno dopo la sua legalizzazione nel 2009. Un percorso che lo ha posto al centro di accesissime polemiche provenienti sia dall'ambiente poltico che medico.

Sul fronte politico invece, Viale è stato eletto per la prima volta nel Consiglio comunale di Torino nel 2011, militando nelle liste legate a +Europa e Radicali Italiani. È inoltre presidente di Radicali Italiani dal 2010 e membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni, mantenendo un impegno costante su diritti civili, bioetica oltre che  sul delicato tema del fine vita.

Il processo, quindi, non ha coinvolto un anonimo professionista della ginecologia, ma un volto molto noto sia in ambito medico che politico, simbolo per molti di battaglia per i diritti e per altri di sostegno a pratiche controverse, definite da alcini come controverse. L'assoluzione chiude l'iter giudiziario, ma riafferma la complessità del confine tra atto medico e consenso del paziente, un tema che continuerà a essere centrale nel dibattito etico e giudiziario italiano.

 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori