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Cronaca
08 Settembre 2025 - 21:45
Torino piange Jimmy: a 68 anni muore cadendo dal cestello della gru
Alle prime luci di lunedì 8 settembre 2025, via Genova a Torino si sveglia con il consueto brusio dei furgoni, il tintinnare dei ferri, i primi clacson della mattina.
Nel cortile interno di un palazzo di cinque piani, tra l’86/A e l’87, due uomini stanno lavorando a un cartellone pubblicitario, un lavoro di routine come tanti altri. Poi, all’improvviso, il metallo cede.
Il cestello della gru si inclina, vibra, precipita. Yosif Gamal, 68 anni, non ha il tempo di aggrapparsi a nulla: è un volo di circa dodici metri. I soccorsi arrivano in pochi istanti, ma per lui non c’è più nulla da fare. A pochi metri, un uomo settantenne rimane ferito, soccorso e portato in ospedale: non è in pericolo di vita, ma è sotto choc. Sul posto arrivano i carabinieri della Stazione Lingotto e gli ispettori dello Spresal.
La Procura apre un fascicolo per accertare le responsabilità e stabilire perché il cestello abbia ceduto, quali misure di sicurezza fossero state adottate e quali invece dimenticate.
Quel cortile si affaccia su una strada che a Torino evoca ancora dolore. Via Genova è la stessa via in cui, quattro anni fa, una gru crollò travolgendo tre operai. Oggi un altro incidente, un’altra caduta dall’alto, una nuova vita spezzata. All’interno dello stabile dove lavorava Yosif c’è anche una comunità gestita da suore, e quella mattina la sua attività era la sostituzione di un grande manifesto pubblicitario. I rilievi parlano di un cedimento improvviso, un istante che ha cambiato tutto.
Di lui sappiamo il nome, Yosif Gamal, per gli amici “Jimmy”, la sua età, la sua provenienza. In Egitto lo aspettavano la moglie e tre figli. Da alcuni anni viveva in Italia e lavorava nel settore delle affissioni pubblicitarie. Aveva esperienza, era abituato a stare in quota, sospeso tra cielo e facciate, invisibile agli occhi dei più, se non quando la cronaca li ricorda nel modo più crudele. Negli ultimi due anni aveva trovato occupazione presso la Posting Service, una società torinese specializzata nella posa di cartelloni. Un mestiere che richiede coraggio, attenzione, precisione, fatto di corde, bracci, imbracature, giornate di vento e albe fredde. Lavorava per mantenere la sua famiglia lontana, con il pensiero sempre rivolto a quei tre ragazzi che in Egitto crescevano grazie ai suoi sacrifici.
Il destino ha voluto che a strapparlo alla vita fosse proprio il lavoro che aveva scelto e che portava avanti con tenacia. È destino crudele che lo stesso asse stradale torni così spesso nella cronaca nera del lavoro: nel 2021 furono Filippo Falotico, Roberto Peretto e Marco Pozzetti a morire sotto le macerie di una gru, oggi è Yosif a cadere da dodici metri. E in tribunale, ancora in questi mesi, i periti ricostruiscono con modellini e testimonianze le cause di quella tragedia. La memoria di quelle morti è ancora viva e rende ancora più feroce il dolore di oggi.
Anche la politica si è fatta sentire. Il sindaco Stefano Lo Russo ha espresso cordoglio e ha parlato di necessità di non abbassare la guardia sulla sicurezza. La vicepresidente regionale Elena Chiorino ha ricordato che nessuno dovrebbe uscire di casa al mattino senza la certezza di poter rientrare la sera. I sindacati hanno lanciato il loro grido di allarme: la Cisl Torino-Canavese ha sottolineato l’età del lavoratore, costretto a operare in quota a quasi settant’anni; la Cgil Torino ha denunciato un sistema che consuma le persone fino all’ultimo giorno; la Uil Piemonte ha parlato di una strage senza sosta. Sono parole che tornano a ogni tragedia, parole che suonano come un ritornello stanco, ma che oggi, davanti al nome e al volto di Yosif, pesano di più.
I numeri raccontano una realtà che non accenna a migliorare. Nel primo semestre del 2025, in Piemonte si sono contate 40 vittime sul lavoro, contro le 29 dello stesso periodo del 2024, un aumento del 37,9 per cento. Solo a Torino, le vittime sono state 21, con un incremento del 75 per cento rispetto all’anno precedente. In Italia le morti sul lavoro nei primi sette mesi hanno superato quota 600. Sono dati che danno la misura di un’emergenza costante, una piaga che non smette di insanguinare cantieri, fabbriche, officine, campi.
L’inchiesta aperta dalla Procura, affidata alla sostituta procuratrice Sofia Scapellato, dovrà rispondere a domande precise. Perché il cestello ha ceduto? Chi doveva verificarne lo stato? Quali dispositivi di sicurezza erano in funzione? Yosif aveva le imbracature regolarmente fissate? Cosa si è spezzato per primo? Sono interrogativi freddi, ma necessari, perché solo risposte nette possono stabilire le responsabilità e, soprattutto, evitare nuove tragedie.
Intanto resta il dolore. Restano le lacrime di chi lo conosceva come “Jimmy”, il collega che sapeva mantenere la calma e dare fiducia. Restano la moglie e i tre figli che, in un villaggio egiziano, piangono disperati e attendono notizie per organizzare un funerale lontano da Torino. Resta una città che aggiunge un nome alla lista dei morti sul lavoro, in una via che porta già sulle spalle un lutto mai rimarginato. Restano i passanti che stamattina hanno visto la caduta e che non potranno dimenticare. Resta un cartellone a metà, simbolo di un lavoro interrotto e di una vita spezzata.
Non chiamiamola fatalità. La sicurezza non è destino, è prevenzione, manutenzione, formazione, rispetto delle regole. È responsabilità condivisa tra imprese, istituzioni, sindacati, ispettori. Quando muore un lavoratore come Yosif, è perché un anello della catena si è spezzato. E ogni volta che ciò accade, è la prova che non è stato fatto abbastanza. Domani via Genova tornerà a scorrere, i cantieri riprenderanno, altri lavoratori saliranno su altri cestelli. Ma per chi ha visto, per chi lo conosceva, per chi lo amava, resterà per sempre l’immagine di un uomo che lavorava per i suoi figli e che non tornerà più a casa. Yosif Gamal non è una statistica, non è un numero, non è un caso di cronaca. È un padre, un marito, un lavoratore che ha dato tutto e che il lavoro ha tradito. Ed è il simbolo di un Paese che deve scegliere se continuare a piangere i suoi morti o finalmente proteggere i suoi vivi.
توفي العامل يوسف جمال، البالغ من العمر 68 عاماً وهو من أصل مصري، صباح يوم الاثنين في تورينو بعد سقوطه من سلة رافعة في شارع جنوة أثناء تبديل لوحة إعلانية. وصل فريق الإسعاف بسرعة لكن لم يتمكن من إنقاذه. كان جمال يعمل في مجال الإعلانات الخارجية ويعيش في إيطاليا منذ سنوات، فيما تقيم زوجته وأبناؤه الثلاثة في مصر. هذه المأساة تعيد تسليط الضوء على أزمة وفيات العمل المتزايدة في بيدمونت وإيطاليا.
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