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Cronaca
19 Agosto 2025 - 16:35
“Dammi dieci euro o ti ammazzo”: lite furibonda in Rsa tra fratello e sorella davanti alla madre malata
Tra fratello e sorella i rapporti erano logorati da anni, un rancore covato a lungo, mai sopito e mai risolto. Bastava un niente per far esplodere la tensione, e ieri pomeriggio quel niente è accaduto. Erano da poco passate le 17 del 18 agosto quando i due si sono ritrovati, non in un salotto di famiglia né a un pranzo di Natale, ma in una casa di cura di Torino. Lì, in una stanza d’ospedale che avrebbe dovuto essere luogo di cura e conforto per la loro madre anziana e malata, si è consumata una scena da cronaca nera che ha lasciato attoniti gli altri pazienti, i medici e gli infermieri.
L’uomo, 50 anni, si è presentato nella struttura per salutare la mamma. La sorella era già lì, al capezzale, con l’aria provata di chi da tempo porta sulle spalle il peso della malattia della genitrice e, insieme, quello di una convivenza impossibile con un fratello divenuto negli anni un problema più che un sostegno. A rendere il quadro ancora più cupo, c’era il fatto che la donna anziana nei giorni precedenti aveva riportato una ferita al naso, motivo di preoccupazione ulteriore.
Secondo la ricostruzione, appena visto il fratello, la sorella ha intuito che qualcosa non andava. E in effetti, la visita si è trasformata in aggressione: un calcio sferrato all’improvviso e, subito dopo, le richieste di denaro. Non una, non due, ma ripetute con ossessione. “Se non mi dai dieci euro, io ti uccido”, avrebbe urlato il 50enne all’interno della struttura, con la madre testimone inerme di quella scena di violenza familiare che pareva senza freni.
Non si trattava, purtroppo, di un episodio isolato. La sorella, stanca di subire minacce e molestie, ha deciso di chiamare i carabinieri. Già in passato l’uomo aveva chiesto soldi con insistenza, in modo molesto e aggressivo. E la sua fedina penale non era immacolata: precedenti alle spalle e una misura restrittiva, l’obbligo di dimora ad Asti, che di fatto avrebbe dovuto tenerlo lontano.
Davanti alla giudice Rosanna La Rosa, assistito dall’avvocato Manuel Perga, il 50enne ha provato a difendersi con una versione dei fatti che poco ha convinto: “Mi serviva qualche spicciolo per tornare a casa mia. Non è vero che ho fatto del male a mia sorella. È lei che è cattiva, mi ha mostrato il dito medio e mi ha detto che per lei potrei anche morire, che non le importerebbe nulla”. Un racconto che ha tentato di ribaltare i ruoli, dipingendo la sorella come aggressiva, ma che cozzava con i comportamenti documentati e le minacce gridate anche davanti ai militari.
Già, perché quando i carabinieri sono arrivati nella Rsa, l’uomo non si è calmato. Anzi, ha rincarato la dose: “Ora mi mandi in carcere, ma sappi che ti ammazzo”, ha urlato alla sorella sotto gli occhi degli agenti. Una frase che ha gelato la stanza e che, per la giudice, ha reso evidente quanto concreto fosse il rischio di reiterazione del reato. Non bastavano più giustificazioni o attenuanti: quell’uomo non poteva essere scarcerato.
Il provvedimento è arrivato rapido, con una decisione che mette nero su bianco l’esistenza di una spirale di violenza che non si interrompe neppure davanti all’autorità. Una lite familiare, certo, ma con contorni che vanno ben oltre la sfera privata, trasformandosi in una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile proprio per il luogo in cui è scoppiata: una casa di cura, un posto in cui ci si aspetterebbe silenzio, cure e attenzioni, e che invece per qualche ora si è trasformato in teatro di urla, minacce e paura.
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