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Cronaca
21 Maggio 2025 - 09:46
Maxi operazione smantella rete criminale tra Italia e Spagna: droga, armi e riciclaggio globalizzati in stile mafioso
Era partita da un’indagine antidroga e si è allargata fino a inglobare armi da guerra, pestaggi a Tenerife, attività commerciali fittizie a Malaga, milioni di euro spostati tramite il sistema illegale dell’hawala, connessioni calabresi, pistole con silenziatore e granate in pieno stile paramilitare. Il maxi blitz coordinato dalla Dda di Milano ha fatto emergere un vero e proprio sistema criminale integrato, che dal 2021 operava tra Lombardia e Spagna, alimentando i mercati della droga di Milano, Roma e Palermo con hashish, marijuana e cocaina, ma anche armi da guerra provenienti dall’ex Jugoslavia. Ventiquattro le misure cautelari eseguite dalla Polizia di Stato su mandato del gip milanese: 17 in carcere e 7 agli arresti domiciliari.
Al centro del primo gruppo individuato dagli investigatori della sezione Antidroga della Squadra Mobile, un 35enne di origine siciliana domiciliato a Limbiate (Monza Brianza), ritenuto il vertice di un sodalizio consolidato, in grado di movimentare ingenti quantitativi di stupefacenti lungo l’asse Lombardia–Sud Italia. La sua rete operava con una logistica rodata, capace di rifornire clienti in diverse regioni e di riciclare il denaro attraverso canali alternativi, come società di comodo e trasferimenti informali gestiti da cittadini cinesi, ai quali veniva riconosciuta una commissione dell’1,5% per il denaro movimentato illegalmente – oltre 1,4 milioni di euro solo tra maggio e ottobre 2021.
Blitz dei Carabinieri
Ma è il secondo gruppo criminale, con base tra Turbigo e Magenta (Milano) e proiezione operativa a Malaga, in Spagna, ad attirare l’attenzione per la sua spregiudicatezza e per la struttura familiare. A capo c’era un 47enne originario di Cuggiono, che da anni aveva stabilito la propria residenza sulla Costa del Sol, intestando attività commerciali che mascheravano il traffico di cocaina.
Il figlio, appena 22enne, era parte attiva dell’organizzazione e agiva sotto la protezione di soggetti pregiudicati calabresi legati al padre. Emblematico quanto avvenuto ad aprile 2022 a Tenerife: un pusher legato alla rete viene pestato brutalmente per non aver versato 8.000 euro ricavati dallo spaccio; il debito viene saldato dal padre della vittima per evitare conseguenze peggiori. Una logica da clan che mescola intimidazione e disciplina interna, in perfetto stile mafioso.
A fare da sfondo a tutto questo, un traffico d’armi spaventoso: nel novembre 2021, durante uno degli arresti, vengono trovati 5 kalashnikov, 6 granate, 4 pistole semiautomatiche con silenziatori, e oltre 800 munizioni. Le armi, importate dall’ex Jugoslavia, avrebbero potuto armare una piccola milizia, lasciando intendere che il sodalizio non si limitava alla droga ma puntava a consolidare il proprio potere con la forza e l’intimidazione armata.
L’intervento coordinato della Direzione Centrale Servizi Antidroga, del Servizio Centrale Operativo e della Divisione Sirene ha consentito anche l’arresto all’estero di due membri di spicco del gruppo – proprio padre e figlio – localizzati a Malaga e bloccati dalla polizia spagnola (Udyco Madrid Grupo Fugitivos e Comisaria de Malaga). Un’azione transnazionale che mostra come la criminalità organizzata italiana si sia ormai globalizzata, con base logistica in Italia e manovalanza e riciclaggio all’estero, superando confini e giurisdizioni.
Cocaina pura, armi da guerra, kalashnikov e contanti: non più solo spaccio nei parchi o nelle periferie, ma una macchina criminale complessa, capace di mettere in rete competenze mafiose, tecnologie di riciclaggio e violenza mirata. Il segnale è chiaro: le mafie non si limitano più a occupare territori. Li connettono. Li organizzano. E li sfruttano fino all’ultimo euro.
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