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Giudiziaria
09 Gennaio 2025 - 22:03
Nella foto Mauro Glorioso
Sedici anni di carcere. Questa la sentenza che il tribunale di Torino ha inflitto a Sara Cherici, ventenne torinese, per il concorso in tentato omicidio legato all’incidente che ha segnato la vita del giovane Mauro Glorioso. Una bicicletta scagliata dai bastioni dei Murazzi del Po, la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023, ha colpito gravemente lo studente palermitano, riducendolo in sedia a rotelle.
I giudici della terza sezione penale, presieduti da Immacolata Iadeluca, hanno accolto in pieno la linea accusatoria della pubblica accusa, rappresentata dalla pm Livia Locci, che ha definito il gesto “un tentato omicidio peggiore della consumazione di un omicidio”.
La condanna supera la richiesta della procura, che aveva proposto 12 anni di reclusione. Per Sara Cherici, accusata di aver partecipato al gruppo che orchestrò l’azione, non sono state concesse attenuanti.
Mauro Glorioso era sul lungofiume in attesa di entrare in un locale con gli amici quando fu colpito dalla bicicletta, un oggetto trasformato in un’arma letale dalla stupidità e dalla violenza di un gruppo di giovani. Le conseguenze delle sue lesioni sono state devastanti: la perdita della mobilità e un futuro segnato da sofferenze.
Dopo la lettura della sentenza, Sara Cherici è stata colta da un malore e trasferita d’urgenza all’ospedale Martini per accertamenti. Tra i singhiozzi avrebbe ripetuto: “Non è giusto, io devo pagare, ma non così”. La sorella ha inveito contro la corte, aumentando la tensione nell’aula.
Il caso di Sara Cherici ha aperto un dibattito acceso. C'è chi sostiene che la severità della pena sia necessaria per condannare un gesto di inaudita gravità e per dare un segnale forte. Altri ritengono sproporzionata la condanna rispetto al ruolo della giovane, che avrebbe sostenuto di trovarsi distante dal luogo del lancio al momento del fatto.
“La sentenza è estremamente dura e non rispecchia le convinzioni della difesa. Certo, il fatto ha avuto conseguenze terribili, ma la pena inflitta è sproporzionata”, ha dichiarato l’avvocato Enzo Pellegrin, che insieme a Federico Milano ha rappresentato Cherici. La difesa ha evidenziato che alla minorenne presente sul luogo e con lo stesso ruolo di Sara sono stati inflitti poco più di sei anni.
Gli autori materiali del lancio, individuati in un gruppo di cinque adolescenti, hanno già subito condanne pesanti. Tre minorenni, processati con rito abbreviato, sono stati condannati a pene tra i sei anni e otto mesi e i nove anni e sei mesi. Per Victor Ulinici, ritenuto il capobanda e maggiorenne, il processo d’appello riprenderà a fine gennaio dopo l’annullamento della sentenza di primo grado da parte della Cassazione.
Cosa spinge un gruppo di giovani a compiere un gesto così sconsiderato? Il caso dei Murazzi accende i riflettori su temi di profonda rilevanza sociale: la pressione dei pari, l’incoscienza adolescenziale e la mancanza di consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Mentre Mauro Glorioso combatte ogni giorno con una vita stravolta, Torino e l’Italia intera sono chiamate a riflettere su come prevenire tragedie simili.
La giustizia, nel frattempo, si trova davanti a un compito delicato: bilanciare la necessità di punire con la possibilità di redenzione. Una storia che, al di là delle sentenze, invita a interrogarsi sul significato stesso di responsabilità e umanità.
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