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Cronaca
12 Agosto 2023 - 01:00
Accendino (foto di repertorio)
Un amministratore di condominio ha tentato di dare fuoco a un condomino.
Il fatto è accaduto in un locale in via Ivrea 18, a Torino, dove era stata organizzata una riunione condominiale "straordinaria", per via di misteriosi ammanchi che, secondo alcuni condomini, sarebbero stati il frutto di presunte appropriazioni indebite da parte dell'amministratore.
Quest'ultimo, sentendosi accusato, ha dato in escandescenza. Ha aperto una borraccia, dove teneva del liquido infiammabile, e l'ha versato interamente addosso a uno dei partecipanti alla riunione - di professione avvocato - cercando di dargli fuoco premendo più volte un accendino, senza riuscire a fare divampare la fiamma.
I carabinieri hanno perquisito lo studio dell'amministratore e hanno trovato una bottiglia di liquido simile alla diavolina. La sostanza è presumibilmente quella utilizzata dall'uomo per dare fuoco alla vittima. L'arrestato, che ha precedenti di polizia, è stato portato al carcere delle Vallette. La pm Patrizia Gambardella ha aperto un'inchiesta per tentato omicidio.
"Quella sera era particolarmente tranquillo. Mi sono messo a verbalizzare e lui ha detto, 'scrivete quello che volete'. Era dietro di me, io seduto. Ho sentito un liquido colloso che mi scivolava sul collo, e due condomini che mi gridavano di spostarmi. Mi sono girato e c'era lui con l'accendino in mano: sono fortunato a essere vivo, sono vivo per miracolo".
E' il racconto di Eugenio Musolino, avvocato e proprietario di un alloggio in uno dei condomini amministrati (fino a due giorni fa) da Leo Modaffari, arrestato l'altro ieri per tentato omicidio. Modaffari ha versato del liquido infiammabile addosso al legale, durante l'ultima riunione straordinaria di condominio, e poi ha cercato di appiccare il fuoco. "Non ci è riuscito - spiega Musolino - perché mi sono fatto coraggio e ho tappato con la mia mano l'accendino. Se no, a quest'ora, sarei morto".
Ieri, davanti al gip Stefano Vitelli, si è svolta l'udienza di convalida dell'arresto, eseguito dai carabinieri. La pm Patrizia Gambardella, che coordina l'indagine, ritiene necessaria la misura del carcere per l'aggressore, che ha precedenti di polizia.
Musolino era diventato il punto di riferimento dei residenti di alcuni condominii della zona, tutti gestiti da Modaffari.
Era stato anche, per le sue competenze legali, colui che aveva avviato le pratiche per revocare Modaffari (su delega di tutti i condomini) di una palazzina di via Strambino, nella quale il legale viveva e risulta essere proprietario di un alloggio. Modaffari avrebbe accumulato rancore e rabbia verso l'avvocato, individuandolo come capro espiatorio.
In questo contesto sarebbe maturata l'aggressione. Più di una denuncia era stata sporta, nei mesi e negli anni scorsi, contro Modaffari, per appropriazione indebita: si sarebbe intascato i soldi dei condomini a più riprese. Ma questa è soltanto la tesi dell'accusa: Modaffari non è ancora giudicato e resta presunto innocente fino a sentenza definitiva.
Il gip Stefano Vitelli ha convalidato l'arresto in carcere per Leo Modaffari, l'amministratore di condominio che due sere ha cercato di dare fuoco a un avvocato, Eugenio Musolino (che è anche proprietario di un alloggio) durante una riunione di condominio. L'udienza di convalida si è svolta questa mattina in tribunale. La pm Patrizia Gambardella, che coordina l'inchiesta, aveva chiesto la misura del carcere per l'indagato. L'arresto era stato eseguito dai carabinieri.
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