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22 Giugno 2021 - 15:15
Aula di Tribunale (foto archivio)
CRESCENTINO. Sono stati revocati gli arresti domiciliari ad Annalisa Aresi, 54 anni, e a Stefano Masino, 49, dipendenti dell’ufficio anagrafe di Crescentino.
La misura era stata disposta lo scorso ottobre quando era scattata un’operazione di polizia, coordinata dalla Procura, a seguito di un’indagine sulle cittadinanze attribuite a Crescentino a cittadini brasiliani. Nel corso dell’udienza svoltasi la scorsa settimana al Tribunale di Vercelli gli avvocati Gian Maria Mosca, che difende Masino, e Gabriele Costanzo, che difende Aresi, avevano chiesto al collegio giudicante la revoca della misura: la richiesta è stata accolta.
Nel processo in cui sono imputati, oltre ad Aresi e Masino, anche Raphael Bussolo e Terezinha Simone Frassini. Le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere per corruzione, peculato, falso, violenza privata. Secondo gli inquirenti che hanno svolto le indagini dell’operazione “Praemium”, gli impiegati dell’anagrafe favorivano i procedimenti per le cittadinanze e per questo venivano pagati dai due imputati brasiliani, che avevano un’agenzia a Verona e un ufficio a Crescentino.
Si tornerà in aula il prossimo 7 luglio con numerosi testimoni chiamati dalle difese, dopo che nelle prime udienze a parlare erano stati i testimoni di accusa e i due imputati brasiliani.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, in tre mesi al massimo a Crescentino si poteva ottenere la cittadinanza iure sangunis pagando un “pacchetto” da circa 3 mila euro a persona, incluso anche l’affitto di appartamenti in zona per i brasiliani, in attesa che le pratiche fossero ultimate. L’indagine era partita nell’aprile 2020 quando la presenza a Crescentino, almeno sulla carta, di circa 150 residenti di origine brasiliana aveva insospettito l’ufficio immigrazione della Questura; la Polizia aveva installato microcamere nell’ufficio anagrafe del Municipio.
Le ricostruzioni della Procura sono contestate dalle difese degli imputati, che nel corso del dibattimento stanno dando la loro versione. Sia Masino che Aresi negano di aver preso bustarelle per “semplificare” le procedure per ottenere la cittadinanza italiana.
Ora, senza misure cautelari a carico, i due ex dipendenti potrebbero chiedere di tornare alla propria mansione all’ufficio anagrafe in attesa della conclusione del processo. Ma il sindaco Vittorio Ferrero ha dichiarato: «La revoca della misura cautelare è un decisione presa dal giudice nel pieno rispetto dei principi del nostro sistema giudiziario, quindi non ho nulla da dire a riguardo. Nonostante ciò, i due dipendenti saranno sospesi dall’attività lavorativa in quanto, a oggi, non siamo in grado di ricollocarli in un luogo idoneo e compatibile con la vicenda in corso. Rimaniamo in attesa del giudizio, che dovrebbe giungere entro settembre». «Il danno arrecato al Comune - ha aggiunto Ferrero - risulta essere enorme, sia in termini di costi che di aggravio nella gestione di un servizio fondamentale come quelle di anagrafe e stato civile».
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