Un virus studiato in tutto il mondo, seguito passo passo dai clinici nei suoi sviluppi sulla salute umana, sequenziato e aggredito con i vaccini. Ma il SarS-CoV2 resta ancora in buona parte uno sconosciuto. I dati a disposizione non sono per ora sufficienti neppure per dirci quanto durerà la risposta degli anticorpi, sia in chi ha avuto la malattia nè per chi ha ricevuto la vaccinazione. Gli studi in corso saranno pubblicati tra qualche mese. A pesare sono le varianti, specie quelle più contagiose. Così all’orizzonte si prospetta una terza somministrazione per gli individui che hanno completato il ciclo vaccinale, e una seconda per coloro che hanno fatto solo un’inoculazione perchè già infettati, come ha ipotizzato ieri lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza. Per dire poi se si arriverà ad un vaccino annuale come per l’antinfluenzale, dicono gli scienziati, è ancora troppo presto. Se così fosse però i medici di famiglia si dicono pronti. La speranza è che il nuovo nemico del virus possa essere quel nuovo vaccino universale su cui stanno lavorando negli Usa e probabilmente anche in alcune case farmaceutiche. “Non abbiamo conoscenze sufficienti sull’interazione del virus con la specie umana e se un vaccino con un nuovo ceppo possa funzionare contro le varianti con degli aggiustamenti. E non è un’ignoranza da poco. Ma credo che sulla terza dose abbia ragione Anthony Fauci: se i dati dimostreranno una riduzione della protezione anticorpale, allora un’altra dose è giusta“, afferma Luca Pani, ex Direttore generale dell’Aifa e già componente dei comitati per le Medicine umane e per le consulenze scientifiche dell’Ema. Massimo Ciccozzi, epidemiologo all’Università Campus Biomedico di Roma, sul futuro del vaccino non ha dubbi: “Si andrà verso una terza dose di rinforzo per le varianti“. Mario Balzanelli, presidente nazionale del 118 e direttore dell’Hub Covid di Taranto, allo stato attuale delle cose non vede altre uscite, “la parziale o totale inefficacia dei vaccini a disposizione dipende dalle mutazioni sulla proteina Spike. Le varianti sono un problema, per cui la terza dose sarà inevitabile“. E avverte: “Rischiamo tra un po’ di mesi di ritrovarci privi di anticorpi, anche se vaccinati o già infettati“. Proprio le varianti sono la nota drammatica di questi mesi, nonostante lo sforzo globale contro il Covid. Lo sottolinea lo stesso Pani ricordando che “mentre si pensa alla terza dose, interi Paesi nel mondo non hanno neppure vaccinato i cittadini con la prima. E se non si immunizza la popolazione globale resteremo nell’emergenza varianti“. Intanto i medici di famiglia cominciano ad affrontare l’eventualità di dosi successive o di un vaccino annuale e si dicono pronti ad aprire i loro studi. “E‘ un atteggiamento di prudenza valutare che, se l’immunizzazione da Covid non è duratura come per altri vaccini (morbillo, rosolia, tetano) vada pianificato che nel giro di 9-12 mesi ci sia un’altra somministrazione. Che siano i medici di famiglia a farlo è la cosa più logica“. Il mondo degli scienziati tuttavia non sta a guardare e lavora per anticipare il virus anzichè continuare a rincorrerlo. Un’ipotesi, a cui guarda Anthony Fauci, e a cui stanno lavorando i ricercatori Usa: un vaccino universale contro i virus Sars che invece di aggredire la proteina Spike agisca su regioni del virus che non sono ipermutanti e quindi non sfuggenti alle immunizzazioni. Un vaccino insomma che possa proteggerci in qualunque direzione vada il virus.
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