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11 Novembre 2020 - 10:06
“Le altre malattie non vanno in sciopero perché c’è il Covid: bisogna organizzarsi in modo da vagliare bene tutte le situazioni che non possono essere rimandate, altrimenti la pandemia finirà con il fare dei danni che vanno ben al di là del tristissimo gran numero di morti. Morti che - e questo è un grande rammarico - potevano essere contenuti ed evitati”.
Le parole di Massimo Galli, ordinario di Malattie Infettive alla Università Statale di Milano e direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Sacco, pronunciate ieri ai microfoni della trasmissione Agorà su RaiTre, suonano ancor più preoccupanti leggendo gli ultimi dati Istat sui decessi avvenuti nelle nostre città nei primi otto mesi del 2020.
L’Istat produce e diffonde periodicamente statistiche di mortalità sulla base di fonti diverse, ognuna con peculiarità e finalità proprie.
Riguardo alle statistiche demografiche relative ai decessi, vengono prodotti e diffusi dati sia da fonte stato civile sia da fonte anagrafica, con cadenza mensile ed annuale.
Negli ultimi giorni, sul sito internet dell’Istat, oppure sui social seguendo l’hashtag #IstatperilPaese è stato pubblicato l’andamento dei decessi nel periodo 1 gennaio - 31 agosto 2020, comune per comune, con la possibilità di fare un raffronto con i cinque anni precedenti.
Per il Comune di Chivasso l’impennata dei decessi registrati in questo anno fa spavento, se raffrontati allo stesso periodo di cinque anni fa, il 2015. All’epoca i morti dal 1 gennaio al 31 agosto erano, tra uomini e donne, 204. Oggi, nello stesso periodo di tempo ma cinque anni dopo, in piena pandemia di Covid-19, il numero dei chivassesi scomparsi è di gran lunga superiore: 252 i decessi, ben 48 in più.
Che queste morti siano tutte riconducibili alla prima ondata di coronavirus è chiaramente da dimostrare o, nel caso, da verificare referto di morte per referto di morte, ma è chiaro che da cinque anni fa al 2020 l’unica cosa che è cambiata è l’inizio dell’emergenza sanitaria. Un’emergenza che, è evidente, vittime ne ha fatte nella prima ondata e vittime ne sta facendo con la seconda, tutt’ora in corso.
Secondo i numeri messi a disposizione dall’Istat, è possibile anche fare un raffronto per età e per sesso delle persone scomparse.
Nel 2015 gli uomini scomparsi nei primi otto mesi dell’anno erano 98 mentre oggi sono 135, le donne invece erano 106 ed oggi sono 117. La differenza di decessi, tra i due sessi, è considerevole.
Così com’è evidente anche l’impennata di morti con l’andare dell’età: nel 2015 gli over 65 anni erano 176, nel 2020 sono addirittura 232 (addirittura 56 in più, ndr). Ampia anche la forbice tra i morti del 2015 e quelli del 2020 dagli 85 anni in su: 78 cinque anni fa, 117 al primo settembre scorso.
Non saranno tutte vittime del Covid, ma il sospetto che buona parte sia legata al virus è molto più che legittimo.
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