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25 Gennaio 2019 - 15:38
Quando a Caselle si parla di Sant’Antonio Abate è sempre un modo per tornare indietro con il tempo. Ad una Caselle che non c’è più. Vuoi per l’espansionismo. Vuoi per il fatto che il mestiere dell’agricoltore è sempre più in estinzione, purtroppo aggiungiamo noi.
Ma ogni anno, in paese, ci sono sempre tanti agricoltori - gli ultimi rimasti - che continuano a portare avanti questa importante tradizione.
La Santa Messa, officiata da don Claudio Giai Gischia, è stata l’occasione per vedere in chiesa tanti uomini e tante donne che durante la settimana portano avanti un mestiere antico. Fatto di sudore e fatica.
Ed è stato bello vedere per il paese decine di trattori “sfilare” e suonare con i loro particolari clacson, in attesa che il parroco, al termine della funzione religiosa, benedicesse gli animali presenti. Come le mucche, i cavalli, i cani e persino un gallo e una gallina.
E dire che la sera prima, gli allevatori più giovani si erano divertiti in strada Caldano grazie alla “discoteca mobile” Energia.
Una festa che si è poi conclusa con il tradizionale pranzo sociale nella sede degli Alpini, alla presenza dei rappresentanti del mondo associativo, del sindaco Luca Baracco e del vice sindaco Paolo Gremo.
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