Riceviamo e pubblichiamo. Da quando vivo a Casalborgone, cioè dal 1993, credo proprio sia la prima volta che alle elezioni comunali si presenti una sola lista. Bisognerebbe chiedersi perché. Certo, dicono gli amministratori uscenti, impegnarsi a governare il paese è faticoso, assorbe molto tempo, è una bella responsabilità e non tutti se la sentono. Questo è vero, ma non da oggi e non solo a Casalborgone: quasi dappertutto ci sono almeno due liste che si confrontano. Molti casalborgonesi si impegnano comunque in attività di volontariato, che richiedono altrettanto tempo, fatica e responsabilità. Insomma, a me pare che questa spiegazione non sia sufficiente. Non escluderei che ci sia un po' di timore a confrontarsi con un gruppo compatto, che amministra quasi senza soluzione di continuità il paese (a interromperla ricordo solo la breve parentesi Giardino) da circa trent'anni, ossia dai tempi di Gianna Pentenero. Permettetemi di dire che in tutte le situazioni così bloccate, in cui non c'è ricambio d'aria, il confronto delle idee, la reale presa in considerazione delle diverse esigenze presenti in una collettività risultano inevitabilmente sacrificate. Si ascoltano soltanto, o quasi, gli amici e i sostenitori, insomma le solite persone che vengono scambiate per l'intera cittadinanza con la quale ci si illude di relazionarsi, rischiando di perdere il senso della realtà. Qualsiasi gruppo al potere da tanto tempo finisce con l'ascoltare sempre meno i cittadini comuni, ossia quelli fuori dalla cerchia dei sostenitori/collaboratori. Tali cittadini, sfiduciati, smettono anche di interagire: sanno già che non contano nulla e preferiscono cercare di adattarsi e non perdere tempo. Si dirà che la continuità al potere – quella continuità che fa sentire il Comune quasi come casa propria – ha anche i suoi vantaggi, in quanto porta con sé grande esperienza amministrativa e offre la possibilità di progettare a lungo termine. Benissimo, d'altra parte la possibilità di lavorare senza interruzioni sul lungo termine impone di raggiungere risultati significativi, eccellenti. Il cittadino ha ragione di pretendere molto da un'amministrazione così stabile e duratura, ha diritto di essere esigente. Da cittadini comuni, chiediamoci se questi risultati d'eccellenza sono stati conseguiti. Se la qualità della vita a Casalborgone in questo decennio è chiaramente migliorata oppure no, se il paese è più ordinato e pulito, se le strade sono ben curate, se i servizi, per esempio i trasporti pubblici, sono aumentati o diminuiti, e ancora chiediamoci come va con i servizi bancari, se gli uffici comunali sono ben presidiati, e quindi efficienti, o sono invece sotto organico, se le scuole rinnovate sono ben funzionanti oppure già precocemente afflitte da guasti e difetti, se i tanti denari spesi sono stati impiegati e distribuiti davvero utilmente o meno, se il tentativo di trasformare un paese agricolo in una meta turistica può dirsi riuscito oppure no, e così via. O, per fare un esempio concreto, se lo stato in cui versano il cimitero e la spianata subito sotto, con quattro sedie sgangherate spacciate per installazioni artistiche dal genio di qualche consigliere, siano degni di un paese che l'amministrazione racconta come se fosse all'avanguardia. In questi anni ho provato, insieme a pochissimi altri, a far pubblicamente presente tramite questo giornale ciò che a mio avviso non andava. Mai una risposta seria da parte dell'amministrazione, anzi quasi mai una risposta, mai un invito reale a confrontarsi (tali non sono, sia chiaro, le riunioni preelettorali con la "cittadinanza"). Insomma, un gruppo chiuso governa questo paese da molto tempo, un gruppo che si concepisce come autosufficiente e con la verità in tasca, tanto da non ammetere mai il minimo errore e da sentirsi di fatto impermeabile alle critiche provenienti dall'esterno del suo "cerchio magico". Per questi motivi non andrò a votare. Comunque vada il 12 giugno, i nodi prima o poi verranno al pettine. E speriamo si trovi ancora qualcuno che abbia voglia di sbrogliarli.
Ermanno Vitale
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