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01 Aprile 2016 - 10:22
"Io allenatore? Non ne ho voglia. Dopo 30 anni di calcio, l'idea di dover fare ancora tutti i ritiri, francamente, non mi va. Ma selezionatore lo trovo un ruolo bellissimo. E si dà il caso che io sia uno ambizioso": Gigi Buffon parla a lungo, e a cuore aperto, con il mensile francese 'So Foot', raccontando di sé, dei suoi desideri e delle sue paure.
Un valore importante, per il numero 1 azzurro, è la tradizione: "oggi potenzialmente - afferma - qualsiasi squadra, con qualsiasi storia, che ha la fortuna di essere comprata dal primo sceicco che passa, può permettersi il lusso di giocarsi le sue carte contro la Juve, il Real Madrid, o il Barcellona in Champions League, squadre che hanno dalla loro 150 anni di storia. Da una parte è qualcosa di bellissimo, perché significa che tutti potranno avere la propria chance. E' come il gratta e vinci. Tu gratti e a chi tocca, mettiamo il Norwich, magari in due anni gioca la Champions. I suoi tifosi saranno contentissimi. Ma dall'altro lato questo toglie l'aspetto romantico al calcio. La tradizione è il frutto del sudore di chi ti ha preceduto. E' il frutto di sofferenze e di successi. E secondo me non è corretto che si dimentichi questo soltanto per la forza del denaro".
Parla di tanti colleghi, per qualcuno non si esalta ("quello che fa oggi Neuer con i piedi è qualcosa che conosco benissimo.
Guardatevi le vecchie partite del Parma di Malesani..."), per altri ancora stravede: "non so se tutti l'hanno capito, ma Baggio non era inferiore tecnicamente a Maradona. Era incredibile. Impressionante. Tecnicamente divino. Forse, aveva solo meno carattere, meno personalità di Maradona".
Infine il ricordo del periodo della depressione: "avevo sempre le gambe che tremavano - racconta - all'improvviso avevo paura. E quello che mi faceva più paura era la prospettiva dell'Euro 2004 in Portogallo, che si avvicinava. Prima partita contro la Danimarca. Avevo tanta paura. Paura di fallire. Quando si gioca in porta di una nazionale come l'Italia...mi ricordo benissimo di quell'angoscia...ma quella partita fu la svolta, riuscii a giocare bene". Sulla fine della carriera, ha le idee chiare: "penso di concludere questa stagione, poi di farne ancora due. E dopo, basta. Non voglio giocare dopo i 40 anni.
Invece, voglio arrivare a 40 anni come sto adesso".
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