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BRANDIZZO. Una curva fatale per Massimo Santoro

BRANDIZZO. Una curva fatale per Massimo Santoro

Massimo Santoro aveva 44 anni

Una gita in moto nelle strade dell’alessandrino si è trasformata in tragedia sabato scorso. Massimo Santoro, 44 anni, brandizzese, è morto sul colpo dopo lo scontro frontale con un’auto sulla strada statale per Nizza Monferrato, al confine tra i Comuni di Alice Bel Colle (Alessandria) e Castel Rocchero (Asti). Erano da popo passate le 17 quando si è consumato il dramma. Secondo quanto ricostruito dalla Polizia Stradale di Nizza Monferrato, Massimo Santoro viaggiava in sella alla sua Yamaha R1. Era con una compagnia di alcuni amici, tutti in moto, e stava facendo ritorno a casa. Nell’affrontare una curva, la R1 ha perso aderenza con l'asfalto, scivolando a terra per qualche metro. Dalla direzione opposta stava sopraggiungendo un’auto, condotta da un cittadino canadese. L’impatto è stato inevitabile. I soccorsi sono stati immediati. Sul posto è anche giunto l’elisoccorso, ma per Massimo Santoro non c’è stato nulla da fare. Ultimati i rilievi, sabato sera la salma dell’uomo è stata composta e trasferita alla camera mortuaria di Acqui Terme, mentre i due mezzi coinvolti sono stati posti sotto sequestro. Per fissare la data dei funerali si dovrà attendere il nulla osta dell’autorità giudiziaria che ha disposto un’inchiesta per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente. La notizia della morte di Massimo Santoro ha lasciato tutta Brandizzo sgomenta. Santoro era molto conosciuto. Abitava in un condominio in via Torino 21 insieme alla mamma Anna Maria di 67 anni e al papà Giuseppe di 69. Lascia due sorelle - Giuseppina e Lorena, 47 e 42 anni - e un fratello, Salvatore, 46. La famiglia Santoro è originaria dell’isola di Favignana, ma tutti e quattro i fratelli sono nati a Brandizzo. Massimo Santoro lavorava nell’edilizia e da 4 anni aveva messo in piedi, insieme al suo più caro amico, Luigi Bissone, una società, la “Edil Nuova”.

Il primo a ricevere la notizia della tragica fine di Massimo, è stato il fratello Salvatore. “Mi ha chiamato al cellulare, verso le 18, un nostro cugino – racconta in lacrime sull’uscio di casa -. Solitamente partecipava anche lui alle gite in moto, ma quel pomeriggio non aveva potuto aggregarsi al gruppo. Uno degli amici che si trovavano sul luogo della disgrazia l'ha chiamato raccontando l'accaduto e pregandolo di avvertirmi. Non ci posso ancora credere. Mio fratello Massimo era un motociclista prudente. Non era certo uno di quelli spericolati che siedono in sella alle moto e fanno le corse in strada. Lui le corse le andava a fare sui circuiti, ripeto non sulle strade. Non era mai caduto dalla moto. Purtroppo è bastata una volta, che le è stata fatale”. “Quella Yamaha R1 era tutta la sua vita - prosegue -. Era un’edizione limitata: erano stati prodotti solo cinquecento pezzi in tutto il mondo e lui era riuscito ad averne uno. La curava come se fosse parte di se. Era anche un bravo meccanico: quante volte gli amici gli chiedevano dei consigli! Gli piaceva lo sport, in generale, e frequentava la palestra Iron Gym di Brandizzo, dove aveva anche lì tanti amici”.

Al Bar La Piazzetta, di fronte alla Parrocchia, luogo abituale d'incontro di Massimo e dei suoi amici, domenica mattina ancora nessuno poteva credere a cosa è accaduto. “Non vogliamo parlare – si sono limitati a dire alcuni clienti -. La notizia della morte di Massimo è uno shock troppo grande per tutti noi”.

Centinaia i messaggi di cordoglio e dolore sul social network facebook, dove per gli amici più stretti Massimo Santoro è “Mappo”. Ne citiamo alcuni. “Addio Massi, splendida persona”, scrive Luca Favaro. “Ciao Massi, sei stato 21 anni affianco a mio padre e allo zio, tu sei quello che mi aggiustava biciclette, motorini, macchine, il tuo sorriso mi mancherà, non ti dimenticherò mai!”, posta Davide Moncalvo. “Ciao Massy ti ricorderò con affetto, sei sempre stato una bella persona”, scrive Maria Bernardo. “Sei stato uno dei primi a farmi divertire con la tua Uno turbo, condividevamo la stessa passione, continua a smanettare lassù grande Mappo!!!”, lo ricorda Fabio Gobessi.

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