Circonvenzione di incapace? Niente affatto. I coniugi Rosario e Maria Di Gloria, 65 e 57 anni, conosciuti a Bosconero per essere i titolari del bar-pizzeria “La Mora” non avrebbero fatto altro che assecondare i desideri di Francesca Belluco Ongarello, 71 anni, una donna cui la vita ha mostrato il suo lato più duro: dal 13 gennaio di 10 anni fa, in seguito ad un tragico incidente stradale, è sulla sedia a rotelle, invalida al cento per cento. Questo ha riferito, venerdì mattina, nell’aula penale del tribunale di Ivrea, la giovane agente che nel 2010 si occupò della compravendita di un immobile. Oggetto del contendere è il fatto che quella casa, situata in via Tripoli, non venne venduta dai Di Gloria alla Ongarello, ma semplicemente data in usufrutto vitalizio. Con la conseguenza, quindi, che una volta scomparsa l’anziana, sarebbe tornata nelle mani della coppia. “Mi hanno truffata” sostiene l’anziana che infatti sporse denuncia, per la quale oggi di Di Gloria si trovano imputati con l’accusa di aver agito, in “concorso tra di loro, al fine di realizzare un ingiusto profitto approfittando dello stato di infermità e deficienza psichica di Francesca Ongarello Belluco”. Due udienza fa la Ongarello si era sottoposta all’esame ed aveva raccontato la sua travagliata storia. Ha riferito di aver ricevuto un risarcimento di 500mila euro e della sua intenzione di utilizzare quei soldi per vivere serenamente, in una bella casa, tutta sua. Da qui erano nati i contatti con i gestori della pizzeria del paese. “Non sapevo che quella casa sarebbe tornata a loro, pensavo fosse mia - aveva raccontato la Ongarello, costituita parte civile con l’avvocato Federica Roccatti, tra le lacrime -. Furono il vice sindaco di Bosconero dell’epoca, Rosa Cardinal, e l’avvocato Andrea Bertano a venire a casa mia e a farmi notare che non avevo acquistato la proprietà dell’abitazione, ma solo un usufrutto”. L’altra settimana l’agente Sara Trovato, chiamata a testimoniare dalla difesa, ha invece raccontato un’altra storia. “Era stata la signora a chiedere di non procedere ad una compravendita - ha riferito la giovane, che oggi non lavora più per l’agenzia -. Diceva che il figlio era un delinquente, che tutti quanti la circondavano a livello famigliare volevano solo i suoi soldi, che la consideravano una poco di buono, ecco perché preferiva l’usufrutto. Siamo stati noi a comunicarlo ai Di Gloria che, per altro, all’inizio non era nemmeno così convinti. Loro cercavano di venderla, quella casa. Abbiamo formulato la proposta in forma scritta, siamo andati al bar ristorante “La Mora” e siamo andati spesso a casa della signora Ongarello”. La Trovato ha raccontato delle confidenze ricevute dall’anziana: “La signora diceva di aver avuto vita brutta, difficile, che questo incidente l’aveva rovinata, era molto emotiva e si è messa a piangere, alla fine, davanti al notaio”. La trattativa si era risolta con una cifra di 237 mila euro. “Una richiesta che coincideva perfettamente” secondo i testimoni dell’agenzia sentiti venerdì. Insomma, secondo la difesa, affidata all’avvocato Silvana Fantini del foro di Torino, la Ongarello avrebbe deciso tutto da sola. Voleva avere la sicurezza di disporre di quell’immobile e di non lasciarlo al figlio. Oltre al fatto che l’usufrutto sarebbe stato decisamente più economico rispetto all’acquisto. Chiaro che la nuda proprietà sarebbe tornata agli iniziali proprietari. Nessuno, quindi, l’avrebbe tratta in inganno. Il giudice Ludovico Morello ha rinviato il processo al 12 maggio e poi al 14 giugno per l’esame di altri tre testimoni e degli imputati.
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