Come spendono i nostri soldi? Per rispondere a questa domanda venerdì sera si è svolto il secondo degli incontri con la popolazione organizzati dal Movimento 5 Stelle di Castagneto. In apertura Chiara Appendino, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle a Torino e laureata in economia ha illustrato cos’è un bilancio comunale: le tappe (il bilancio di previsione, l’assestamento, il consuntivo), la suddivisione in capitoli di spesa, i vincoli (il patto di stabilità, ecc.), i controlli (i revisori e la Corte dei Conti), gli atti della Giunta e dei dirigenti del Comune che sempre devono attenersi sempre al bilancio approvato dal consiglio comunale. “Sono i nostri soldi”, sottolinea Enrico Costantini, “un piccolo comune come il nostro spende i soldi che escono, in un modo o nell’altro, sempre dalle nostre tasche: se si fa la media sono 5000 euro all’anno per una famiglia di 4 persone”. Chiara Appendino ha quindi spiegato cos’è il “bilancio partecipativo”, vale a dire lo strumento con cui i cittadini possono contribuire a scegliere come impiegare il denaro pubblico: un modo per superare almeno in parte la “delega” applicando i principi della democrazia diretta. Poi il candidato alla carica di sindaco Stefano Maule ha parlato dell’importanza del controllo dal basso e di come non possa esservi “trasparenza” se non c’è “partecipazione”, cioè se poi nessuno legge i tanti documenti che il Comune produce. E’ necessario riuscire ad intervenire prima che i soldi vengano spesi, dopo è tardi. E poi ha esposto i suoi dubbi circa la frana di via Rivalba nei pressi del civico 9. La frana risale all’autunno del 2008, quando forti piogge interessarono tutto il Piemonte. Una porzione di terreno a fianco della cascina scivolò a valle, verso la sottostante strada vicinale dei Soliti. Con l’ordinanza “a seguito di dissesto idrogeologico” del 17 dicembre 2008 il Comune ordinò al proprietario di “procedere alla messa in sicurezza del versante franato” e inoltre di organizzare “la regimentazione delle acque provenienti dalla sua proprietà”. Ma cinque anni dopo il Comune delibera di farsi carico della sistemazione dell’area: il costo è di 155.000 euro di soldi pubblici, messi a disposizione dalla Regione. Anche il progetto grava sulle casse pubbliche, essendo stato redatto dai tecnici del Comune. Questa è la storia, e le domande poste da Maule sono almeno due. Prima: “perché i costi della riparazione di un terreno privato devono venire sostenuti dal pubblico?”. Tanto più che l’ordinanza del 2008 imponeva al proprietario di provvedere a proprie spese. Seconda: “perché tra gli elaborati del progetto manca la relazione geologica?”. Il Movimento 5 Stelle ha interpellato l’Ordine dei geologi. La risposta è stata che in un caso di frana la normativa vigente esige inequivocabilmente tale relazione. E non solo la normativa, ma anche il buon senso: per realizzare una efficace e durevole riparazione è necessario conoscere bene il terreno, e questa conoscenza è garantita soltanto dalla relazione di un geologo. Altrimenti si corre il rischio che in futuro il terreno riprenda a franare, e che si debbano spendere altri soldi della collettività in emergenza e in corso d’opera, cioè aggirando gli appalti che vengono fatti col principio del massimo ribasso. Maule ha aggiunto: “E’ inammissibile che ci si dimentichi della relazione idrogeologica in un Comune martoriato dalle frane come il nostro, dopo i recenti casi della frana di Cimenasco, dopo che i lavori di sistemazione dei giardinetti pubblici sono costati il doppio dei 90000 euro previsti perché il muro ha ceduto”. Tutti sono poi stati invitati all’appuntamento di venerdì 28 marzo: “Castagneto Po e il dissesto idrogeologico…per conoscere meglio il nostro territorio e non farci cogliere impreparati dal nuovo piano regolatore…”. I relatori saranno Paolo Sassone, geologo, e Franco Correggia, esperto di biodiversità e paesaggio.
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